Si è concluso con l’assoluzione degli imputati il processo all’ex gruppo direttivo degli ‘Irriducibili Lazio’: il Tribunale di Roma ha stabilito che il fatto non sussiste.
Associazione a delinquere, diffamazione, minaccia a pubblico ufficiale e tentata estorsione alcuni dei capi d’accusa mossi dai pm nei confronti degli ultras biancocelesti, tutti smentiti dalle indagini dei giudici, che non hanno riscontrato nulla di tutto ciò.
Secondo i pm, alcuni degli imputati avrebbero esercitato pressioni sulla società presieduta, ai tempi dei fatti da Sergio Cragnotti, cercando con insistenza di far affidare la gestione dei ‘Lazio Point’ alla società ‘Original fans’, che sarebbe riconducibile proprio ai responsabili del gruppo degli ‘Irriducibili Lazio’.
I suddetti ultras sono stati accusati anche di aver tentato di estorcere denaro al fine di allestire una coreografia in occasione di un derby. La procura ha inoltre contestato agli imputati il tentativo di farsi affidare non solo l’organizzazione delle trasferte dei tifosi biancocelesti per gli impegni della squadra nelle competizioni europee, bensì anche la gestione della sicurezza all’interno dello ‘Stadio Olimpico’ di Roma.
Nemmeno considerate dal gip al momento del rinvio a giudizio le presunte minacce rivolte dai capi ultras nel 2002 a due giornalisti inviati nel corso del ritiro della Lazio a Vico di Fassa: gli imputati erano infatti già stati giudicati sull’episodio dal tribunale di Trento.
Nonostante l’esito positivo di tale processo, però, il gruppo di ultras non può ritenersi del tutto al riparo da nuove accuse. Sempre il Tribunale di Roma, infatti, lo scorso gennaio aveva condannato in primo grado quattro tifosi per il tentativo di scalata al club biancoceleste: tra questi, figuravano anche gli ‘Irriducibili’ Piscitelli, Toffolo, Arcivieri e Alviti, insieme al manager Guido Carlo Di Cosimo, Giuseppe Bellantonio e Fabrizio Marziantonio; unico a salvarsi, Bruno Errico, assolto da tutte le accuse.