D’Alema reagisce. Dopo le intercettazioni che lo chiamano in causa per gli 87 mila euro annuali versati alla sua Fondazione dalla “Cpl Concordia”, coinvolta nell’inchiesta che ha portato in carcere l’ex sindaco di Ischia, l’ex presidente del Consiglio adombra dubbi sulle indiscrezioni giudiziarie.
E al Corriere della Sera dice che “non c’era alcuna necessità di utilizzare intercettazioni fra terze persone, senza valore probatorio, dove si parla di me de relato. Allora mi viene il sospetto che ci sia un motivo, per così dire, extra-processuale”. D’Alema rincara la dose invocando una maggiore vigilanza da parte dell’organo di autogoverno della magistratura “il Csm, ma anche l’Associazione magistrati” che dovrebbero esercitare un controllo più accurato “affinché certe misure non siano superate e la magistratura non si delegittimi da sola. Non ritengo legittimo un uso delle intercettazioni come quello che è stato fatto nei miei confronti”.
“Dubito – continua D’Alema, uno dei fondatori del Pd – che la notizia dell’arresto del sindaco di Ischia e qualche suo presunto complice sarebbe finita sulle prime pagine dei giornali, se nell’ordinanza non fossero stati citati D’Alema, Tremonti, Lotti o qualche altro personaggio di richiamo. Ma se questa fosse la logica che ha ispirato i magistrati, ci sarebbe da preoccuparsi. Non per me, ma per il funzionamento della giustizia. Anche perché negli ultimi tempi si sono susseguite diverse assoluzioni che hanno sconfessato le indagini, soprattutto nei confronti di amministratori locali addirittura arrestati”.
L’ex presidente entra anche nel merito delle intercettazioni: “Quanto al vino – dice sull’acquisto di bottiglie -, mi viene da sorridere: se i pm vogliono acquisire agli atti una buona guida enologica scopriranno che i nostri spumanti sono segnalati tra i migliori, ed è notorio che in occasione delle festività le aziende ne acquistano in quantità per regalarli. Li abbiamo venduti e fatturati, concedendo la possibilità di pagare quattro mesi dopo: siamo noi che abbiamo fatto il favore alla cooperativa”.
D’Alema ha ricevuto un sostegno indiretto dal vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini: “Il presidente D’Alema pone un tema serio, quello della riservatezza e dell’onorabilità delle persone non indagate. Il Csm però non è munito di poteri d’intervento d’ufficio, può intervenire se investito dal pg o dal ministro”. E conclude: “Piuttosto questo grande tema – ha detto Legnini – meriterebbe un intervento legislativo appropriato”.