È un’attesa carica di tensione quella in corso nel paese per i risultati dell’elezioni presidenziali e parlamentari svoltesi sabato e domenica. Lo riferiscono tutti i principali quotidiani nigeriani secondo cui l’esito del voto dovrebbe essere reso noto entro la giornata.
In molti stati del paese – principale economia africana e produttore di petrolio – le votazioni sono state protratte anche nella giornata di domenica in seguito a problemi causati dalle carte biometriche che non hanno funzionato, impedendo a molti elettori di votare. Un inconveniente che ha toccato lo stesso presidente Jonathan e che ha costretto la commissione elettorale a diffondere un comunicato urgente con il quale chiedeva ai funzionari di procedere con il controllo manuale dei votanti.
Nonostante i 14 candidati in lizza per la guida del paese, le previsioni sono per un testa a testa tra il People’s Democratic Party (Pdp), del presidente uscente Goodluck Jonathan e l’All Progressive Congress (Apc), che sostiene il generale in pensione Mohammed Buhari.
A parte i ritardi e le violenze registrate negli stati di Borno, Gombe e Yobe il voto – secondo l’agenzia Misna – si è svolto perlopiù nella calma ma persiste il timore di violenze tra i campi dei due sfidanti una volta annunciati i risultati. Per prevenire scontri, l’associazione cristiana della Nigeria (Can), che raggruppa le principali confessioni cristiane del paese, ha chiesto alle autorità di imporre il coprifuoco nelle aree più a rischio prima di procedere con la pubblicazione dei risultati.
“Le esperienze passate insegnano che le violenze scoppiano subito dopo l’annuncio dei risultati – ha dichiarato il Segretario della Can, reverendo Shuaibu Byel – lasciamo calmare le acque facendo passare il tempo necessario”. Il rappresentante ha lodato lo svolgimento del voto pacifico e l’alta affluenza degli elettori. “Un dato – ha osservato – che indica chiaramente come la sensibilità democratica stia pian piano arrivando alla maturità nel nostro paese”.
Ieri, i sostenitori di Buhari hanno inscenato una protesta nello stato meridionale di Rivers sostenendo che i funzionari elettorali fossero “collusi”con il partito al governo per manipolare le elezioni. Il capo della commissione elettorale del paese, Attahiru Jega, si è detto “preoccupato” per le accuse.
Per essere eletti presidente servirà la maggioranza assoluta dei voti e almeno il 25% dei consensi nei due terzi dei 37 Stati della Federazione. In caso la soglia non venisse raggiunta da nessun candidato si terrebbe un ballottaggio tra i primi classificati il 4 aprile. Al momento, sia il Pdp che l’Apc si dicono “sicuri” della vittoria del proprio candidato.