Traiettoria e quota incomprensibili, due minuti circa di silenzio radio prima dello schianto dopo aver comunicato che era tutto ok. Potrebbero finire qui le similitudini tra l’incidente del Dc8 Alitalia proveniente da Roma – che il 5 maggio ’72 si schiantò contro Montagna Longa, a ridosso dell’aeroporto di Palermo – e il volo Germanwings caduto sulle alpi francesi.
Grazie alla scatola nera dell’aereo decollato da Barcellona, sappiamo che quel silenzio aveva un senso: la decisione suicida del copilota rimasto in cabina con la porta chiusa dopo che il comandante si era allontanato.
Di Montagna Longa, invece, non sappiamo pressoché nulla, se non la poco convincente tesi che si trattò di errore umano, sposata dal tribunale di Catania che assolse tutti gli imputati: in quell’incidente di 43 anni fa, che costò la vita a 115 persone, mancò la “testimonianza” della scatola nera. Il voice recorder, si disse, era guasto, perché il nastro si era spezzato già sei ore prima dell’incidente e gli equipaggi che si erano succeduti in cabina non potevano accorgersi del mancato funzionamento in quanto il nastro, seppur a vuoto, continuava a girare.
Tre anni fa un libro del giornalista Francesco Terracina, “L’ultimo volo per Punta Raisi”, cercò di smontare quelle conclusioni: “Non è vero – scrisse l’autore – che non ci si potesse accorgere del guasto allo strumento. Il sensore che segnala il mancato scorrimento del nastro non è applicato nella ruota che lo trascina, ma in quella trascinata, rimasta ferma, come dice l’inchiesta, per 6 ore. É un banale concetto della cibernetica che viene usato anche, e soprattutto, nella costruzione delle scatole nere”.
Il libro, una sorta di controinchiesta, segnalava anche la mancata acquisizione del tracciato radar, che avrebbe spiegato meglio di qualunque congettura la traiettoria dell’aereo, elemento che impegnò per anni periti e magistrati senza portare a risultati certi. Quello di Montagna Longa, per molti versi, resta ancora un mistero. Nessuno ha mai dato una convincente spiegazione sul perché, quella limpida sera di maggio, tre piloti abbiano superato la pista e si siano silenziosamente diretti verso la montagna senza tentare alcuna manovra di correzione.