Smantellata una cellula di estremisti islamici che operava tra l’Italia e i Balcani. L’operazione è stata portata a termine dall’Antiterrorismo della polizia, al termine di una lunga indagine.
Per la prima volta è stato contestato il reato di arruolamento con finalità di terrorismo anche internazionale in Italia. È quanto fanno notare i pm di Brescia titolari dell’inchiesta che ha portato all’arresto di tre persone legate all’Isis, zio e nipote albanesi e di un giovane di origine marocchina. Per quest’ultimo contestata anche “apologia di associazione con finalità di terrorismo internazionale”.
Nell’operazione Balkan Connection, che ha portato agli arresti di oggi da parte della Polizia, sono state eseguite anche cinque perquisizioni nei confronti di alcuni soggetti ritenuti simpatizzanti dell’Isis sono in corso in Lombardia, Piemonte e Toscana.
Il ventenne italiano di origine marocchina arrestato oggi nell’ambito dell’operazione antiterrorismo della polizia, sarebbe l’autore del documento di propaganda dell’Isis, un testo di 64 pagine interamente in italiano, apparso di recente sul web. Il documento si intitola ‘Lo stato islamico, una realtà che ti vorrebbe comunicare”.
Il giovane, secondo le indagini, era attivissimo su Internet e avrebbe preparato il documento, di cui si è saputo solo lo scorso 28 febbraio, a novembre scorso. Il testo illustra nel dettaglio le attività del Califfato in Siria e Iraq, descrivendolo come uno Stato che offre protezione ai suoi cittadini ed è spietato con i nemici. L’importanza del documento, sostengono gli investigatori, sta non tanto nei contenuti quanto nel fatto che è stato ideato specificatamente per il pubblico italiano. Le indagini hanno accertato che dopo esser stato messo in rete dal ventenne, il documento è stato rilanciato da diversi utenti, attraverso Facebook e siti internet.
La cellula, secondo quanto si apprende, era dedita al reclutamento di aspiranti combattenti e al loro instradamento verso le milizie dell’Isis.
Nel nostro Paese vi sono stati “dei viaggi organizzati per cercare di reclutare” combattenti per la jihad. Lo ha spiegato il dirigente della Digos di Brescia, Giovanni De Stavola, il quale ha aggiunto che “questi viaggi erano costantemente monitorati” dagli organi investigativi della polizia.
Nei video proiettati durante la conferenza stampa in Procura, si vede “materiale che veniva distribuito sul web per dare un’immagine positiva dello Stato islamico”, hanno spiegato gli inquirenti, diffusi per “testare la disponibilità al Jihad”.
Tre le persone arrestate in provincia di Torino e in Albania erano in contatto, sia telefonico che tramite Facebook, con Anas El Abboubi, uno dei foreign fighters italiani che si troverebbe attualmente in Siria. Lo stesso Anas (arrestato dalla Digos nel giugno del 2013 e poi scarcerato dal tribunale del Riesame), pochi giorni prima di trasferirsi in Siria, aveva effettuato un viaggio in Albania, dove viveva uno dei presunti estremisti islamici bloccati dall’antiterrorismo.
Un giovane italo-tunisino, ‘agganciato’ da alcuni degli arrestati dalla polizia è stato sottoposto al regime di sorveglianza speciale di Polizia, introdotto dal nuovo decreto antiterrorismo, e gli sono stati sospesi i documenti per l’espatrio. Il ragazzo, residente in provincia di Como, era minorenne quando è stato individuato attraverso internet dai due albanesi arrestati oggi. L’approccio è avvenuto subito dopo la partenza dall’Italia di Anas El Abboubi: all’inizio il giovane era titubante tanto che l’uomo arrestato in Albania è venuto appositamente per convincerlo ad aderire allo Stato islamico.
L’indagine, rende noto il direttore della Direzione centrale della polizia di prevenzione (Ucigos), il prefetto Mario Papa, è durata due anni ed è stata coordinata dall’Ucigos e condotta dalla Digos di Brescia con il concorso delle questure di Torino, Como e Massa Carrara. Uomini dell’ Antiterrorismo, della questura di Brescia e del Servizio di cooperazione internazionale di Polizia stanno operando anche in Albania, nella zona di Tirana.
(Foto d’archivio)