Una vasta operazione della polizia è stata condotta questa mattina contro la criminalità calabrese. L’operazione, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia, ha portato all’arresto di sette esponenti della famiglia Crea, originari dell’alto Ionio reggino, in particolare del paese di Stilo, in provincia di Reggio Calabria, ritenuti responsabili, a vario titolo, di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione abusiva di armi e accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico, e per aver agevolato l’operatività della ‘ndrangheta, con articolazioni territoriali operanti in Calabria e nella provincia di Roma per il controllo delle attività illecite sul territorio.
Sono sette le persone sottoposte a misure cautelari. Gli arrestati sono Enrico Rocco Crea, Massimiliano Crea, Mario Crea, Mirko Bava, Marco Pisani, Sebastiano Cossu, Valter Mancini.
C’è anche un poliziotto, in servizio presso la Squadra Mobile, tra gli arrestati dell’operazione di oggi della polizia a Roma sulla ‘ndrangheta che ha coinvolto esponenti della famiglia calabrese dei Crea. A quanto reso noto, l’agente è ritenuto responsabile di essersi introdotto nel sistema d’indagine Interforze SDI, “con abuso dei poteri ed in violazione ai doveri inerenti il servizio”, per raccogliere informazioni sulle indagini a carico dei soggetti coinvolti.
Avrebbero dato disposizioni ‘operative’ anche dal carcere i membri di spicco della famiglia Crea arrestati oggi a Roma al termine di un’indagine della Squadra Mobile. Gli investigatori hanno acquisito le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, Gianni Cretarola, esecutore materiale dell’omicidio di Vincenzo Femia, che avrebbe riferito, con dovizia di particolari, la struttura criminale dei Crea e i collegamenti operativi con altre organizzazioni presenti nella Capitale. Sarebbe emerso così che Enrico Rocco Crea, tra gli arrestati di oggi, nel corso dei colloqui in carcere le disposizioni esecutive agli affiliati.
Il gruppo criminale gestiva diverse attività commerciali nel quartiere romano di Primavalle e si era inserito nel tessuto economico, commerciale e sociale del quartiere, imponendo la propria presenza nel territorio.