“Oggi questa azienda non ha niente a che fare con le tangenti. Siamo citati in tre paginette su 268, ma non ci sono fatti corruttivi, solo telefonate intercettate”. Così a Repubblica il presidente dell’Anas Pietro Ciucci commenta l’indagine ‘Sistema’ sulla corruzione nelle grandi opere.
L’Anas, spiega, non può decidere che alcune aziende non possano più partecipare ai suoi bandi pubblici, “la legge non lo consente. Da anni mi batto per introdurre il profilo reputazionale negli appalti: chi ha condanne per fatti corruttivi non partecipa. Niente, parlo al vento. Siamo ostaggi delle grandi aziende, è questa la verità. E se seguiamo la legge, come l’Anas fa pedissequamente, ci riduciamo all’ impotenza”.
Ciucci poi sposa il piano Cantone, anzi: “Noi – dice – all’Anas, lo abbiamo introdotto da anni. Proteggiamo chi denuncia, controlliamo lettere e mail di segnalazione, anche quelle anonime. I nostri audit e i nostri bilanci passano tutti gli esami della Corte dei conti”. Agli appunti dell’Autorità anticorruzione per non aver vigilato sui costi della statale 640 tra Agrigento e Caltanissetta il presidente risponde che l’Anas fa “opere complicate, rischiose”, “il nuovo codice degli appalti in dieci anni ha subito seicento modifiche? Mi dice lei come si fa a lavorare così? Eppure l’Anas ha buone performance”.
Con Ercole Incalza dice di aver lavorato “a lungo, ho fatto molte telefonate con lui: tutte pulite, a memoria. È stato capo missione con il ministro Lunardi e non mi ha mai fatto una pressione”. Sul viadotto crollato ad Agrigento “c’è stato senz’altro un errore”, “l’Anas, però, si è mossa per far sì che un errore non diventasse una tragedia. Abbiamo chiuso la strada”.