E’ diventato legge il decreto sulle banche popolari. Il Senato ha approvato con 155 voti a favore e 92 contrari. Il Governo ha quindi ricevuto la fiducia su una delle riforme più discusse che prevede, tra l’altro, che le banche popolari più grandi dovranno trasformarsi in società per azioni.
La riforma, fortemente voluta dal premier Renzi e dal ministro all’Economia, Padoan, stabilisce che gli istituti di credito che superano la soglia degli 8 miliardi di attivi debbano trasformarsi in Spa. Il primo caso sarà quello della fusione della fusione tra Volksbank dell’Alto Adige e Popolare di Marostica, operazione che ad aprile porterà le due banche a quota 11 miliardi.
Il prossimo passo sarà il regolamento operativo che dovrà emanare la Banca d’Italia: per mettersi in regola le banche avranno a disposizione quasi un anno e mezzo (16 mesi per la precisione), ma molti istituti hanno già annunciato di voler convocare al più presto le assemblee straordinarie. In sede di dibattito c’è stata una forte pressione per politica per allungare i tempi del cambiamento di status societario e, ancora, si discute sulla possibilità di limitare gli effetti della legge appena approvata.
Del resto lo stesso sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta non ha escluso che “in futuro si possa riflettere anche su altri criteri, come quello delle quotate”. L’unica concessione è stata l’introduzione transitoria di un tetto del 5% contro eventuali scalate, riscritta, nel passaggio in Parlamento, anche la norma per facilitare il cambio di conto corrente, mentre diversi sono stati i ritocchi al capitolo “Investment compact”.
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