L’informativa del ministro dei Trasporti Maurizio Lupi alla Camera dei Deputati sul caso degli appalti e mazzette sulle grandi opere è ormai soltanto una formalità. Il ministro infatti ha scelto di annunciare le proprie dimissioni durante una lunga intervista-racconto a Porta a Porta, la trasmissione di Rai1 condotta da Bruno Vespa.
“Un comportamento inaccettabile” per molte forze politiche. Massimiliano Fedriga, capogruppo della Lega Nord a Montecitorio è stato categorico: “La Lega Nord non parteciperà oggi all’informativa del ministro Lupi alla Camera. È inaccettabile che abbia scelto una trasmissione televisiva e non l’aula parlamentare per annuncio delle sue dimissioni”.
Si leggono quasi delle scuse, infatti, tra le righe dell’incipit del discorso del ministro a Montecitorio: “Sono qui per l’estremo riguardo che ho di questo Parlamento di cui sono membro da 14 anni. È questo il posto a cui rendere conto dell’esercizio del potere affidatomi”. Ma il resto del discorso pronunciato davanti ai deputati non è che una replica della prima andata in scena ieri in seconda serata nella terza camera italiana.
Il ministro ha spiegato ancora perché abbia confermato nel suo ruolo al Ministero Ercole Incalza, ovvero per garantire la continuità nelle procedure in corso per infrastrutture essenziali, e non ha mancato di sottolineare ancora come il manager sia sempre uscito indenne dai procedimenti giudiziari che lo hanno visto coinvolto.
E, in merito al coinvolgimento del figlio, ha chiesto più volte di lasciarlo fuori dalle polemiche, perché adesso lavora in America “dove lo ritengono bravo, perché è bravo”. “Non ho mai fatto pressione per procurare un lavoro a mio figlio – ha assicurato Lupi – e non lo avrei fatto attraverso Incalza visto che i Perotti conoscono mio figlio sin da piccolo”.
“Non invoco garantismo, perché non sono qui per difendermi da accuse che non mi sono state rivolte – ha aggiunto – anche perché ben so di non aver commesso nulla di illecito”. Poi l’annuncio delle dimissioni “a 72 ore e non a 72 giorni” dagli avvenimenti contestati. “Ma in tre giorni non si cancellano 22 mesi di lavoro”, ha detto Lupi.
Una velocità del caso impressa dal premier Matteo Renzi, la cui prima mossa è stata quella di tenere l’interim delle Infrastrutture mentre impazza il toto-nomi per la successione. Rimasto in secondo piano per tutto il tempo, l’unico obiettivo di Renzi è stato quello di adoperarsi affinché Ncd non sollevasse ombre sull’Esecutivo e risolvesse la questione nel minor tempo possibile. I cocci? Sono tutti di Angelino Alfano e del suo Nuovo centrodestra.
> IL TOTO-NOMI PER LA SUCCESSIONE AL MINISTERO