In manette Antonio Lollo, magistrato della sezione fallimentare del Tribunale di Latina. In carcere anche la cancelliera Rita Sacchetti, insieme con altri professionisti, tra cui tre commercialisti e un maresciallo della Guardia di Finanza. Tra loro il consulente del tribunale Vittorio Genco, i commercialisti Marco Viola e Massimo G., l’imprenditore calabrese Luca Granato, un maresciallo della guardia di Finanza e la moglie di Lollo, Antonia Lusena. Indagata per riciclaggio anche la suocera del giudice.
Le accuse sono pesantissime: corruzione in atti giudiziari, concussione, turbativa d’asta e falso. Otto complessivamente le ordinanze di custodia cautelare, di cui quattro ai domiciliari, emesse dai giudici di Perugia e di Latina ed eseguite dalla Squadra mobile della cittadina laziale.
Le indagini erano partite dopo una denuncia in cui si prospettavano fatti di bancarotta nell’ambito di un concordato preventivo. Il “consolidato sistema corruttivo”, come è stato definito dagli investigatori, era ormai stabilito a priori: in pratica i consulenti nominati dal giudice versavano a quest’ultimo una percentuale dei compensi a loro liquidati dallo stesso magistrato.
La polizia ha sequestrato denaro contante e oggetti preziosi per più di un milione di euro. Il campo d’azione degli indagati era rivolto alle aste del tribunale di Latina, il cui esito per la vendita dei beni veniva pianificato a tavolino tra il giudice e i suoi collaboratori. I poliziotti hanno inoltre accertato diversi tentativi di accedere in maniera abusiva al sistema informatico del registro generale della procura di Latina per consentire ad alcuni indagati di conoscere lo stato delle indagini a loro carico.
Visualizza Commenti
Le procure non hanno personale qualificato per indagare sulle truffe se devono ricorrere alle intercettazioni. Tutti gli abusi sono rilevabili dagli atti. Giudici che senza nessuna richiesta di rimborso spese assegnano cifre stratosferiche agli avvocati devono essere sorvegliati dal presidente del tribunale come le lungaggini processuali finalizzate ad incrementare le spese di giustizia ai danni dei creditori. Per fare cassa hanno venduto l'abitazione familiare di mia proprietà esclusiva con l'assegnazione per sentenza di divorzio per una divisione per successione ereditaria senza il morto ed hanno anche pignorato il ridicolo ricavato di una metà dell'abitazione per i compensi agli avvocati che mi hanno raggirato. Nessuno controlla i giudici hanno il potere assoluto di distruggere la nostra vita lentamente con cause inutili alias processi farsi per rubarci i soldi la casa ed adesso vogliono anche la mia pensione. I casalesi si sono trasferiti nel tribunale.