Le riforme sono state fatte, ora occorre attuarle. Questa in poche parole la sintesi delle affermazioni del leader degli industriali Giorgio Squinzi intervistato dal Corriere della Sera. Il compito di attuare le riforme è gravoso riconosce Squinzi ma “servono leggi chiare e riforme concrete, senza pregiudizi verso le imprese”, perché “un conto è non essere in recessione, un conto è avere una buona crescita attorno al 2%”, ha aggiunto il leader degli industriali.
Secondo il presidente di Confindustria “Renzi ha avviato molti processi positivi, smuovendo nel nostro Paese situazioni bloccate da un quarto di secolo, onore al merito. Ma altra cosa è attuare ciò che si dice e le riforme”, sottolinea Squinzi, secondo cui “sarebbe un errore non sfruttare la situazione generale”. Squinzi si riferisce al quantitative easing, la dimostrazione che “pensando all’Europa come una cosa sola e non come una sommatoria di Paesi si possa agire per il bene comune”. “Mi sembra poco lucido chi pensa di uscire dall’euro. Se accadesse, il Pil si ridurrebbe di colpo del 30%. Serve più Europa non meno Europa”, come “livelli fiscali comuni”.
Squinzi nel corso dell’intervista punta il dito contro le norme sui reati ambientali e il falso in bilancio. In merito al primo il leader degli industriali ha precisato “se passasse l’impostazione attuale che non distingue tra chi ha un incidente e si attiva subito per riparare e chi inquina per scelta criminale, sarebbe come affermare che gli imprenditori sono malfattori per definizione”. Sul secondo la posizione è simile “anche qui per quale motivo non si distingue tra errore e dolo, vogliamo dare ai magistrati la licenza di uccidere le imprese? Leggi chiare e poco discrezionali avvantaggerebbero per primi i magistrati”.