Alla fine il leader della Fiom, Maurizio Landini, scende in campo e si lancia in politica. Dopo averlo negato per mesi, Landini fonda la sua “coalizione sociale” assieme ad altre organizzazioni come Libera, Emergency, Arci, Giustizia e libertà, Articolo 21, e alle categorie professionali e ai dottorandi di ricerca. Un progetto che, però, secondo il suo fondatore non è “la fase preparatoria per la costituzione di un partito” e chi lo pensa “può andare a casa”.
Landini ha convocato le associazioni di sinistra prima della manifestazione del sindacato dei metalmeccanici della Cgil, fissata per il 28 marzo, contro le politiche del lavoro del governo Renzi. Da parte di tutti l’unanime disponibilità a costituire un soggetto, nel rispetto della Costituzione, che preveda un’azione per “la realizzazione dei diritti di cittadinanza, a partire dal lavoro al centro di un processo di fortissima svalutazione”.
Il leader della Fiom, che ha incontrato i giornalisti nella sede romana del sindacato, ha attaccato il capogruppo del Pd, Roberto Speranza, che lo aveva accusato di essere l’esponente di “una sinistra massimalista che urla”: “Sono abituato a parlare del merito – ha risposto Landini – più che dei decibel, di quello che si dice e si fa. Direi di non scordare che parte del Pd ha votato per la cancellazione dello Statuto dei lavoratori. Si può fare peggio di chi urla”. Il riferimento è form: “Non è mai successo – ha spiegato ancora il segretario della Fiom – che il Parlamento cancellasse i diritti conquistati senza confronto con i sindacati e le persone interessate”.
La coalizione sociale, nelle intenzioni di Landini, dovrà servire a “superare le divisioni, il frazionamento, le solitudini collettive e individuali e coalizzarsi insieme” e agire “sui luoghi di lavoro per riconquistare i contratti”. L’obiettivo è di “cambiare le leggi – sottolinea – e di fare proposte per costruire un consenso e se necessario fare referendum abrogativi perché quando una legge non va bene si cambia. Siamo di fronte a un gioco al ribasso da ribaltare, unificando il lavoro ed estendendo a tutti i diritti”.
Ma una punzecchiatura arriva anche al sindacato e dietro questa battuta c’è già chi pensa che Landini stia preparando l’assalto al vertice della Cgil. “C’è bisogno di un rinnovamento del sindacato per evitarne la cancellazione”, ha detto. E i prossimi appuntamenti della “coalizione sociale” saranno adesso due giornate ad aprile per approfondire “il metodo e le priorità su cui agire”, ha spiegato il sindacalista, sottolineando che si tratta “di un’azione non di Landini, ma dell’intera Fiom” e che “è pienamente dentro la discussione che la Cgil sta facendo”.
Il consenso all’iniziativa, però, non è unanime. “Consiglio a Landini di dichiarare al suo popolo televisivo la volontà di tornare a fare contratti ed intese con gli altri sindacati metalmeccanici. Questo è il nostro vero lavoro”, ha dichiarato il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella. Sul fronte politico, il deputato della minoranza Pd Gianni Cuperlo ha preso le distanze mentre il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, ha invitato Landini, ad avere “l’onesta’ intellettuale di guardare a ciò che accade davvero. E se alla fine di quest’anno avremo un numero rilevante di nuovi occupati, e centinaia di migliaia di contratti precari che saranno diventati stabili, Landini avrà pure la sua opinione, ma i numeri”, ha concluso il ministro “hanno la testa più dura di Landini e di Poletti”.