Il fallimento del Parma non è più solo un tetro scenario. Il Tribunale Federale Nazionale, Sezione Disciplinare, ha inflitto “la penalizzazione di 2 punti in classifica da scontare nella corrente stagione sportiva e ha disposto l’inibizione per 4 mesi per l’ex presidente della società Tommaso Ghirardi e per l’ex amministratore delegato Pietro Leonardi”.
La squadra di Donadoni resta all’ultimo posto con 9 punti in classifica, considerato anche il punto già precedentemente sottratto al club ducale. Il presidente Giampietro Manenti, intervistato dalla Gazzetta dello Sport, conferma la crisi: “Non ho pagato perché c’è la Procura in mezzo. Se il 19 viene dichiarato fallimento, il mio investimento va nella pattumiera. Ho continuato a dire che c’erano i soldi perché effettivamente è cosi ma servono garanzie”.
“I bonifici ai dipendenti sono stati fatti il 16 Febbraio attraverso il Monte dei Paschi ma il giorno dopo sono stati annullati senza che nessuno riuscisse a darmi spiegazioni sul perché – spiega il numero uno del club ducale – E non capisco nemmeno come mai un istituto di credito vada a parlare con un cliente anziché con me, che avevo ordinato l’operazione”.
Quali possono essere le motivazioni? “Alla Camera di Commercio il Parma risulta ancora di proprietà della Dastraso. Serve tempo per formalizzare certe operazioni – prosegue – Per il momento abbiamo ripristinato tutti i servizi, dalla mensa alla lavanderia. Abbiamo rifatto il campo del Tardini ed avevamo la disponibilità finanziaria per giocare le due gare rinviate e quella con l’Atalanta che si è effettivamente giocata”.
“I dipendenti? Daremo loro qualcosa prima del 19 marzo. È già nel piano di risanamento, la gente deve credermi perché ci sono i fatti. Ho un piano di risanamento non smontabile che salverà il Parma. A meno che qualcuno non voglia il contrario. Di chi parlo? Di Pizzarotti e di Tavecchio. Parlano come se fossero miei soci. Se è cosi tirino fuori i soldi. Tavecchio parla di un fondo americano che vuole acquistare il Parma e dice che con me non vuole parlare”.
L’attacco al sindaco di Parma e al numero di Figc è frontale: “Peccato che il Parma sia mio. Stanno facendo come Totò e Nino Taranto quando cercarono di vendere Fontana di Trevi ad un turista americano. Il club non è loro. Che trattativa vogliono intavolare? Ho comprato il Parma perché era una situazione gestibile. Poi il clamore mediatico ha fatto saltare tutto“.
“Dal 9 Febbraio non sono riuscito più a lavorare. Per comprare la squadra ho contattato Pietro Leonardi l’1 Febbraio – racconta Manenti – Il giorno dopo mi ha messo in contatto con Pietro Doca, amministratore Dastraso, ed in poche ore abbiamo sistemato tutto. I soldi? Arrivano dall’Italia e dall’estero. Sono tutti tracciati correttamente e sono già nel territorio italiano”.
Sull’ammontare della somma, Manenti glissa: “Vanno a copertura dell’intero debito. Il 20 Marzo pagheremo ma dobbiamo vedere sempre cosa succede il giorno prima. Non credo che il Parma sia dichiarato fallito. Le contestazioni dei tifosi? Mi sono vergognato per loro. Se il Parma è in queste condizioni non è colpa mia. Quell’asseddio era organizzato, però non so da chi. Ghirardi dietro di me? Non lo conosco ma ci fosse lui dietro di me, sarei un pirla”.