“Vladimir Putin deve assumersi la responsabilità per l’omicidio” di Boris Nemtsov. Lo ha detto la figlia dell’oppositore russo, ucciso a Mosca il 27 febbraio scorso, Zhanna Nemtsova in un’intervista trasmessa dalla tv inglese Bbc.
Per la Nemtsova il movente del delitto sarebbe politico. “Era il critico più importante di Putin. È stato il più potente leader dell’opposizione di Russia. Dopo la sua morte l’opposizione è decapitata e tutti sono spaventati. Ora – ha aggiunto – non abbiamo nessun altra figura così potente … con tanta competenza ed esperienza per affrontare i funzionari.”
La donna, che è un’analista del mercato azionario e presentatrice televisiva su un canale finanziario a Mosca, ha detto che non è stata convocata dagli inquirenti russi perché “non erano interessati a un’indagine indipendente”.
La figlia dell’uomo politico ha raccontato che l’anno scorso Nemtsov aveva contattato le autorità russe dopo aver ricevuto minacce di morte sulla sua pagina Facebook, legate alle sue posizioni sul conflitto in Ucraina.
Zhanna Nemtsov ha detto che non era stata in grado di accedere all’appartamento di suo padre, dove teneva i suoi documenti e la relazione a cui stava lavorando su un coinvolgimento militare russo nel conflitto ucraino.
In una risoluzione approvata giovedì, i deputati chiedono che sia condotta un’indagine internazionale indipendente sull’omicidio Nemtsov. Quest’assassinio, aggiungono, è “l’omicidio politico più grave nella storia recente della Russia” e la propaganda del Cremlino sta trasformando la Russia in uno “Stato caratterizzato da repressione, incitamento all’odio e paura”.
Il presunto esecutore materiale dell’omicidio, Zaur Dadayev avrebbe ritrattato la sua confessione che, ha detto, gli sarebbe stata estorta. Inoltre, il presidente del Consiglio per i diritti umani in Russia, Andrey Babushkin, dopo aver visitato in carcere i sospetti complici dell’ex ufficiale dell’esercito, ha ventilato il dubbio che siano stati torturati.