“Guardo indietro e mi chiedo in cosa ho sbagliato, ma non vedo errori, tanto meno reati”. Si dice “tranquillo e con la coscienza serena” il sottosegretario all’Agricoltura, Giuseppe Castiglione, leader di Ncd in Sicilia, mentre su di lui si abbatte la bufera politica, con il Movimento 5 Stelle che ne chiede le dimissioni e Sel l’intervento in Aula del ministro Angelino Alfano, dopo le indiscrezioni di stampa che lo vedono indagato nell’inchiesta sull’appalto del Cara di Mineo.
Una notizia che non trova conferme ufficiali dalle Procure di Catania e Caltagirone, che hanno fascicoli aperti, che si limitano al “no comment”. L’unica certezza è che i due fascicoli, per abuso d’ufficio e turbativa d’asta, sono aperti, che ci sono una decina di indagati, con posizioni diversificate, e che non stati inviati avvisi di garanzia né di conclusione indagini.
“Apprendo la presunta notizia dalla stampa – aggiunge Castiglione – ma di essere indagato non lo so. Non posso commentare quello che non conosco, tuttavia ho grande fiducia nella magistratura”. Stessa posizione espressa dal sindaco di Mineo, Anna Aloisi, che è anche presidente del consorzio: “Non temo alcunché perché non ho fatto nulla: se c’è un’inchiesta può essere che, per atto dovuto, ci sia il mio nome”.
Attacca invece il leader della Lega, Matteo Salvini: il “Cara è gestito da cooperative di vario colore e da politici del Ncd”. Si dice “stufo di questa vergogna” e annuncia: “lunedì sarò a Mineo, per denunciare chi specula sugli immigrati e se ne frega degli italiani”. Al centro dell’inchiesta l’appalto da 96 milioni e 900mila euro bandito dal Consorzio Calatino Terra di Accoglienza per l’affidamento triennale della gestione del Cara di Mineo.
A fare da detonatore è stata “Mafia Capitale”. Tra gli arrestati della maxi-inchiesta condotta dal procuratore di Roma Giuseppe Pignatone, che ha rivelato il malaffare attorno al ‘business’ immigrazione, c’è anche Luca Odeavaine, ex capo gabinetto di Veltroni, poi responsabile della polizia provinciale, chiamato nel 2011 come esperto del Consorzio di Comuni ‘Calatino Terra d’Accoglienza’. Proprio questo è stato uno degli elementi che ha indotto la Procura di Roma a trasmettere parte delle carte alla Dda di Catania.
Ma ci sono anche appalti antecedenti all’attenzione delle due Procure etnee, quelli di quando al vertice del consorzio c’era il sottosegretario Castiglione, il cui attuale incarico governativo non c’entra con le indagini. Prima lo era in qualità di presidente della Provincia di Catania, soggetto attuatore; poi, quando la competenza nel 2013 passa al ministero dell’Interno, come presidente del consorzio. Un ‘faro’ sull’appalto da quasi 100 milioni di euro era stato acceso anche dall’Autorita’ Anticorruzione guidata da Raffaele Cantone che ai procuratori Giovanni Salvi e Giuseppe Verzera ha inviato la documentazione sull’appalto per la gestione della struttura, definendo la gara “illegittima” e lesiva dei principi di “concorrenza” e “trasparenza”. Non sarebbe stato un caso, secondo l’Anticorruzione, se vi sono stati solo due concorrenti a partecipare alla procedura”. Anche di questo si stanno interessando le Procure di Catania e Caltagirone.