Spunta un secondo furgone, che sarebbe stato avvistato nei pressi del luogo in cui avvenne la strage di Capaci, pochi giorni prima dell’esplosione. Ad avere visto il mezzo è un poliziotto Giuseppe De Michele, che sta deponendo nel nuovo processo per l’attentato, in corso a Caltanissetta e che vede imputati in Corte d’Assise boss e affiliati alla cosca mafiosa di Brancaccio quali Salvo Madonia, Vittorio Tutino, Giorgio Pizzo, Lorenzo Tinnirello e Cosimo Lo Nigro.
De Michele, il 26 maggio ’92, aveva dettato una relazione di servizio ad un suo superiore, il sovrintendente Palazzolo, in cui affermava di avere visto, pochi giorni prima dell’attentato a Giovanni Falcone, un furgone bianco sull’autostrada in cui avvenne l’agguato mafioso: sul mezzo c’erano delle scritte che sembravano quelle della Sip. Nella relazione si diceva, inoltre, che accanto al furgone era stato visto un uomo in tuta bianca alto circa un metro e ottanta con capelli castani e baffi folti. Il racconto, però, qualche giorno dopo venne modificato perché l’allora poliziotto Gioacchino Genchi, tra gli investigatori che indagavano sull’eccidio, lo avrebbe convocato per minacciarlo e costringerlo a rivedere quanto scritto. “Gioacchino Genchi mi disse – ha raccontato – che dovevo dimenticarmi quello che avevo visto o era meglio se mi sparavo. Dopo questo incontro mi fece uscire dalla stanza dicendomi di andarmene e di non farmi più vedere”.
Proseguendo nel suo ricordo, De Michele ha affermato di avere redatto a quel punto una seconda relazione, l’1 giugno ’92, in cui affermava di avere visto il furgone bianco sulla statale che conduce a Capaci ed Isola delle Femmine, dopo avere lasciato l’autostrada, e di avere notato dieci operai che stavano caricando delle scale sul mezzo. “Dopo quello che era successo con Genchi – ha raccontato alla corte – pensai che il confermare ciò che avevo scritto nella relazione del 26 maggio mi avrebbe portato non so che cosa, magari ad essere licenziato, e che quindi la mia carriera in Polizia sarebbe finita”.
Oggi la terza versione dei fatti e il nuovo furgone spuntato dopo quasi 23 anni dalla strage. I mezzi visti, dunque, sarebbero stati due: uno fermo nei pressi della corsia di decelerazione che dall’autostrada immette sulla statale ed un secondo sulla statale stessa. Nel corso della deposizione il teste ha, infine, aggiunto di essere stato convocato nel settembre del 2013 negli uffici della Dia di Palermo dove due persone, da lui indicate come un funzionario di Polizia e un magistrato, gli avrebbero chiesto in che punto avesse visto il furgone bianco. Una circostanza che i pm di Caltanissetta Onelio Dodero e Stefano Luciani, che hanno condotto l’esame del teste, non sapevano.