La nube di mistero che avvolge la morte di Marco Pantani sembra finalmente diradarsi. A undici anni dal rinvenimento del cadavere del ciclista riminese nella sua camera albergo, l’Istituto di medicina legale di Verona ha consegnato alla procura di Rimini una nuova perizia che sembra avere ridimensionato l’abuso di sostanze stupefacenti.
Si parla espressamente di abuso di antidepressivi, pur rimanendo la cocaina una seria concausa. Dalla cromatografia liquida, volta a identificare le componenti della miscela che ha causato la morte dell’atleta e dalla spettometria di massa, atta a rintacciare all’interno del corpo eventuali sostanze sconosciute, emerge come la pista dell’omicidio per overdose di droga debba essere messo da parte.
Insomma, non ci sarebbe stato nessun delitto. Pantani è morto per un mix letale di antidepressivi e cocaina. Tuttavia le dosi di cocaina rinvenute nel corpo non sarebbero così consistenti come invece ipotizzato per quasi 10 anni. L’inchiesta per omicidio, aperta nel 2013 sotto la spinta della madre del “Pirata” sembra a questo punto essere destinata all’archiviazione.