“Palermo è stata la prima tappa dopo il lancio della mia fondazione costituita nell’ottobre del 2013. Dopo poco piu’ di un anno, siamo arrivati a oltre sessanta riferimenti nelle province italiane e la gran parte di essi sono al centro sud. Adesso ci stiamo radicando, definendo delle realtà territoriali dove scegliere delle persone perbene per rappresentare il territorio, in vista della ricostruzione del centrodestra”.
Il sindaco di Verona, Flavio Tosi, oggi a Palermo per il tour in Sicilia con la fondazione “Ricostruiamo il Paese” ha lanciato la sfida in vista delle prossime consultazioni elettorali. “Il centrodestra è distrutto, non è rappresentativo, è largamente perdente rispetto a Matteo Renzi – ha continuato – Dobbiamo quindi creare qualcosa di nuovo per ridare fiducia ai nostri elettori e per far questo bisogna puntare sulle aggregazioni civiche, ripartendo dalle liste civiche territoriali e mettendole al centro di un progetto di centrodestra”.
Sulla spaccatura nella Lega, dopo il commissariamento imposto dal consiglio federale, e sulla sua uscita dal partito di Matteo Salvini, Tosi ha ribadito quanto già aveva dichiarato in mattinata in un’intervista radiofonica: “Aspettiamo le determinazioni della segreteria federale, finora non è cambiato nulla. Qualcuno ha detto di non litigare, in Italia per evitare che la gente litighi ci sono delle regole e quindi basta rispettarle”. Il riferimento, neppure tanto velato è al suo “rivale” Luca Zaia che, dal canto suo, sulla possibile candidatura di Tosi alla presidenza regionale in Veneto ha replicato che “in democrazia ognuno fa quello che vuole. Non perdo un istante – ha aggiunto Zaia – a parlare di beghe di partito, perché mi metto nei panni dei disoccupati, degli ammalati e di chi vuole risposte e si chiede se ci stiamo occupando dei problemi del partito o dei veneti. Io preferisco i veneti”.
Insiste invece Tosi: “Le regole interne della Lega – spiega ancora il sindaco di Verona – prevedono che le singole organizzazioni regionali decidano alleanze e liste per la loro regione e questo è sempre stato applicato. A un certo punto succede che a Milano dicono: “le liste e e le alleanze si decidono qua”. Noi abbiamo ribadito la nostra autonomia e la risposta è stata il commissariamento. Per noi è irricevibile. Si deve tornare indietro. Non ci sono altre possibilità. Il commissariamento, tra l’altro, va votato con la maggioranza dei tre quinti del consiglio federale cosa che non è avvenuta. Quindi c’è anche un problema formale. Io a fare il segretario della Liga Veneta commissariata non ci resto, per un fatto di dignità personale. C’è chi dice di trattare, ma io non tratto niente”, ha concluso.