C’è il rischio concreto che l’Everest guadagni nei prossimi anni qualche metro in più di altezza ma solo per l’immondizia e le deiezioni degli scalatori. Il governo nepalese vuole scongiurare che la montagna diventi la discarica più alta del mondo e per questo ha adottato nuove misure draconiane per obbligare gli emuli di Sir Edmund Hillary e lo sherpa Tenzing Norgay, i primi nel 1953 a raggiungere gli 8.850 metri di quota, a riportare a casa il loro pattume ed i resti di quanto hanno mangiato.
Ognuno dei circa 300 scalatori che tra marzo e maggio tentano di salire il picco dovrà depositare una cauzione di 4 mila dollari. Somma che non sarà restituita se non riporteranno a valle almeno 8 chilogrammi di rifiuti.
Incluse le loro deiezioni: “Gli escrementi umani rappresentano un problema maggiore rispetto alle bombole di ossigeno, i resti delle tende, i barattoli di alluminio”, ha spiegato il leader degli sherpa Ang Tshering. “Abbandonati in buche fatte nel ghiaccio – prosegue – gli scarti umani restano sotto la neve. Ma quando le temperature si alzano ed il ghiaccio si scioglie, dall’alto scende un fiume immondo”. Non solo. Le montagne di immondizia abbandonate nel corso di 60 anni da scalatori tanto temerari quanto incivili rappresentano anche un rischio biologico per quanti a valle bevono l’acqua dei fiumi che scendono dai ghiacciai.
Stabilire quanta sporcizia ci sia in quota è difficile. Ma a partire dal 2008 nella spedizione solo di pulizia battezzata “Eco-Everest” guidata dallo sherpa Dawa Steven Sherpa ogni hanno vengono riportate a valle 15 tonnellate di rifiuti. Ma su in quota ne resta ancora molta. In 60 anni 4 mila scalatori hanno finora sfidato l’ Everest e le nevi conservano i resti dei circa 260 che hanno perso la vita sulla vetta del mondo.