La risposta migliore agli attacchi dei nuovi barbari alla cultura è la cultura stessa. Il Museo nazionale iracheno di Baghdad ha riaperto i battenti ufficialmente sabato 28 febbraio dopo 12 anni durante i quali quasi un terzo dei 15.000 pezzi saccheggiati durante l’invasione guidata dagli Usa sono stati recuperati; da oggi, è aperto a tutti i visitatori.
Per il governo iracheno, la riapertura è anche una risposta alla distruzione di reperti di inestimabile valore, compiuta nei giorni scorsi da militanti dell’Isis a Mosul, città del nord dell’Iraq, sotto il controllo degli islamisti.
“Ci eravamo preparati a riaprire tra un paio di mesi, il museo sarebbe stato riaperto a tutti”, ha detto Qais Hussein Rashid, il vice ministro del turismo e le antichità. Gli eventi di Mosul ci ha portato ad accelerare il nostro lavoro e abbiamo deciso di aprire oggi come una risposta a ciò che le bande dell’Isis hanno fatto. Stiamo ancora rintracciando più di 10.000 manufatti nei mercati e nelle aste. Quello che abbiamo recuperato erano la parte più importante”, ha aggiunto Rashid.
Il museo, che raccoglie i reperti di settemila anni di storia, fu sottoposto a un saccheggio terribile, nel 2003, nel corso del caos seguito all’invasione americana che portò alla caduta del regime di Saddam Hussein; sono 4.300 i pezzi recuperati, qualcuno persino su eBay.
Dopo il taglio del nastro del “nuovo” museo, nel corso di una cerimonia ufficiale, il primo ministro iracheno, Haider al-Abadi ha detto: “Oggi il messaggio è chiaro da Baghdad, dalla terra di Mesopotamia. Noi vogliamo preservare la civiltà e contrastare coloro che vogliono distruggerla”.
I biglietti costeranno 1.500 dinari (circa un euro) per gli iracheni, 10 dollari per gli arabi stranieri e 20 per gli altri stranieri.
“Questo è un giorno molto felice”, ha detto Rashid. “C’è un’intera generazione di Iracheni che non sa cos’è il museo nazionale. Adesso, i bambini e le famiglie potranno visitare il museo per vedere questi capolavori”.