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Almaviva, ore di attesa per la commessa Wind | I messaggi di solidarietà dei politici siciliani

“Sono ore decisive: bisogna attivare tutti i canali politici e istituzionali per trovare una soluzione alla vertenza Almaviva: la Sicilia non può permettersi lo smantellamento di una realtà che nell’isola dà lavoro a circa seimila persone”. Mentre i 1700 dipendenti di Almaviva attendono di sapere se Wind rinnoverà o meno la commessa all’azienda di call center che ha due sedi a Palermo, si moltiplicano i messaggi di solidarietà da parte dei politici e delle istituzioni.

“Da mesi – scrive Anthony Barbagallo, parlamentare regionale del Pd – le rappresentanze sindacali hanno acceso i riflettori sul rischio che la sfrenata corsa al ribasso e le massicce delocalizzazioni avviate nel settore potessero determinare di fatto una alterazione del mercato, penalizzando realtà che garantiscono la regolarità contrattuale e danno lavoro a migliaia di siciliani. Purtroppo – aggiunge Barbagallo – ci troviamo, oggi, in una situazione di estrema delicatezza: il governo nazionale e le forze politiche siciliane a Roma si attivino affinché si metta in campo ogni misura necessaria a garantire questa importante realtà produttiva e al tempo stesso il futuro di migliaia di famiglie siciliane”.

“Quella che si profila per i 1500 lavoratori del call center Wind gestito da Almaviva è una vera e propria guerra fra poveri. È inaccettabile che la Sicilia resti tagliata fuori da queste commesse se non accetta di correre in una vera e propria gara al ribasso sui diritti e sui salari e dunque sulla pelle dei lavoratori”, dice Lino Leanza di Sicilia Democratica. “Regione e, soprattutto, Ministero, vigilino per evitare che a pagare il prezzo siano sempre i lavoratori ed in particolare quelli siciliani a discapito dei lavoratori di tutto il resto d’Italia. Questa vicenda non si può e non si deve relegare ad una guerra al ribasso sul costo del lavoro fra siciliani e calabresi. Servono regole e tutele per impedire il massacro sociale”.

“Quando pensiamo ad un lavoratore licenziato o in procinto di diventarlo non possiamo dimenticare le dinamiche che si innescano nelle loro famiglie. Di questo le istituzioni locali non possono non farsi carico, a partire dalla vertenza Almaviva“. Lo afferma il presidente di Acli Sicilia e vicepresidente nazionale con delega alla Famiglia Santino Scirè sul pericolo licenziamenti ad Almaviva Misterbianco, che chiede alle istituzioni locali catanesi un intervento “politico e tecnico, ma anche all’insegna dell’etica. I 1.250 lavoratori catanesi di Almaviva, per non parlare del migliaio di lavoratori esterni – dice Sciré – sono un patrimonio per la città, come tutti coloro che a Catania lavorano con onestà e professionalità. Nel caso specifico sono molte le lavoratrici madri ancora molto giovani che, in un contesto di gravi lacune di servizi pubblici a sostegno delle donne, operano con mille sacrifici pur di assicurarsi un reddito”. Esistono molte coppie che, lavorando insieme ad Almaviva, sostengono la loro famiglia e ci sono padri di famiglia ultra quarantenni che non saprebbero come ulteriormente piazzarsi in un così fragile e sbrindellato mercato del lavoro come quello siciliano. Per questo – conclude Sciré – chiediamo che vengano istituiti osservatori e tavoli di lavoro più coordinati e approfonditi, anche con l’ausilio di docenti, tecnici ed esperti da coinvolgere, a costo zero per l’occasione. Una scelta che risulterebbe concreta e apprezzabile in un momento di emergenza così grave. Il tutto, senza ovviamente dimenticare le giuste e legali regole di confronto che prevedono l’importante ruolo del sindacato”.

Ieri, per tentare di sensibilizzare la compagnia telefonica, più di un centinaio di lavoratori Almaviva ha protestato davanti al negozio Wind di via della Libertà a Palermo.

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