Massimo Bossetti resta in carcere. Lo ha deciso la prima sezione penale della Corte di Cassazione. La richiesta del muratore di Mapello, indagato per l’omicidio della tredicenne Yara Gambirasio, di ottenere gli arresti domiciliari è stata dunque respinta. La Corte, presieduta da Renato Cortese, ha rigettato il ricorso presentato dall’avvocato Claudio Salvagni, difensore di fiducia dell’indagato che si trova in custodia cautelare dallo scorso 16 giugno.
Bossetti sarà informato della decisione dei giudici soltanto venerdì quando il difensore incontrerà il suo assistito. Il deposito delle motivazioni dovrebbe avvenire entro trenta giorni. L’udienza, che si è svolta alla presenza dei giudici, del Pg e del difensore di Bossetti, è durata circa un’ora e un quarto. La Suprema Corte, in sostanza, ha confermato l’ordinanza del Tribunale della libertà di Brescia che, lo scorso 14 ottobre, aveva convalidato la misura cautelare, come stabilito dal gip di Bergamo Ezia Maccora il 15 settembre del 2014.
“Prendo atto del provvedimento, mi riservo di leggerne le motivazioni. Il procuratore generale in punto di diritto nell’udienza di oggi ci ha dato ragione sulla questione dell’utilizzabilità di alcuni atti. Ora voglio leggere le motivazioni con cui i giudici hanno respinto la richiesta di scarcerazione”. Lo ha detto l‘avvocato Claudio Salvagni, legale di Massimo Bossetti, dopo che la Cassazione ha respinto il ricorso contro la custodia cautelare.