L’Italia si conferma uno tra i paesi meno “digitali” d’Europa: poche connessioni, competenze informatiche carenti, una debole attività sul web ad eccezione di musica, video e giochi online. La situazione è leggermente migliore sul fronte delle imprese, dove l’e-commerce però non decolla, e dei servizi pubblici su internet, nella media Ue ma bloccati sia dall’arretratezza della domanda che da uno sviluppo parziale.
È la fotografia che emerge dalla pubblicazione del nuovo “e-indice” 2015 della Commissione Ue, che misura il livello di società ed economia digitali dei 28 paesi.
L’Italia ne esce 25esima su 28 con un punteggio di 0,36, quasi la metà di quello del paese leader che è la Danimarca (0,68). Peggio solo Grecia, Bulgaria e Romania, mentre tra i top vi sono Svezia, Olanda e Finlandia. Il nuovo indice Ue (Desi, “Digital Economy and Society Index”) valuta infatti cinque aspetti (connettività, competenze, attività online, integrazione delle imprese, servizi pubblici), ognuno con un peso specifico differente, declinati su 33 parametri. A contare di più (25%), in quanto considerate le “fondamenta”, la connettività e le competenze digitali: le aree in cui l’Italia è fanalino di coda, 27esima e 24esima su 28.
Il nostro Paese ha infatti “la peggiore copertura dell’Ue” per le reti di prossima generazione (accessibili solo al 21% delle famiglie), nonché “la percentuale più bassa” di abbonamenti alla banda larga fissa (solo il 51%). La banda larga mobile, però, riscuote una certa “popolarità”: l’Italia è dodicesima in Ue. Questa, insieme al basso livello di utilizzo di internet, secondo Bruxelles “potrebbe essere una delle ragioni per cui la banda larga fissa fa fatica a decollare”. Circa un terzo degli italiani (31%), infatti, non ha mai navigato su internet, mentre solo il 59% è utente abituale, tra i valori peggiori dell’Ue.
L’Italia registra invece le sue migliori prestazioni digitali nei servizi pubblici e nelle imprese online, rispettivamente al 15esimo al 21esimo posto in Ue. L’interazione cittadini-pa resta però molto bassa (appena il 18% degli utenti di internet), mentre “le prestazioni della sanità online sono discrete” (il 41% dei medici di base scambia dati via internet e il 9,2% fa uso di ricette elettroniche). Le imprese italiane, invece, “stanno facendo passi avanti”, ma sono le ultime in Europa per il commercio online (5,1%), mentre sono tra i leader (quinte) per l’uso delle soluzioni cloud per dati e informazioni.