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Almaviva, 1700 lavoratori verso il licenziamento | Faccia a faccia tra azienda e sindacati

Cattive notizie dal vertice aziendale di Almaviva Contact a Roma. Il quadro che l’azienda ha illustrato ai rappresentanti dei sindacati appare senza via d’uscita: clienti persi (come il Comune di Roma e il Comune di Milano), clienti ancora in sospeso (Wind), riduzione di traffico sulle commesse ancora in piedi (come Sky, Vodafone e Tim). Se qualcosa non dovesse cambiare a breve – per esempio con l’intervento delle Istituzioni locali e nazionali – non si potrebbe fare a meno di dare il via alle procedure di mobilità per almeno 1500 dipendenti. E per 200 lavoratori a progetto si prospetterebbe la fine dei rinnovi di contratto.

La situazione si è aggravata quando si è saputo che già due servizi della commessa Wind, ancora a gara aperta, sono stati assegnati a un’altra compagnia con sede in Calabria. Rimangono ancora da assegnare le commesse per Sicilia e Lombardia, di cui ancora non si conosce l’esito. Mercoledì prossimo l’ad Andrea Antonelli è stato convocato dal committente Wind, per discutere di un’eventuale proroga della commessa e acquisire le necessarie informazioni rispetto all’esito della gara.

“L’Azienda – spiega Marco Tortorella, Rsu Cisl di Almaviva – ha annunciato di avere appreso per le vie brevi che le offerte presentate sono considerate fuori mercato e ha comunicato che in caso di mancata aggiudicazione della gara ovvero in caso di ulteriore procrastinazione dell’esito, per mettere in sicurezza l’azienda procederà all’apertura di circa 1500 licenziamenti collettivi sui dipendenti e alla procedura di cassa integrazione straordinaria sulla falsariga dell’accordo Ecare”.

Nonostante i molteplici tentativi di risollevare le sorti dei call center, chiedendo al Ministero per lo Sviluppo economico anche un intervento organico sull’intero settore in crisi per delocalizzazioni e gare al massimo ribasso, i vertici di Almaviva hanno spiegato ai sindacati di non avere altre possibilità se non il ricorso ai licenziamenti e agli ammortizzatori sociali.

Nel frattempo, rischia di chiudere la sede di via Cordova. È stato  comunicato ufficialmente, infatti, che il Fondo Pensioni proprietario dei locali li ha richiesti perché ci sarebbe un acquirente interessato.

IL SINDACO DI PALERMO SCRIVE ALL’AD DI ALMAVIVA 

Anche i sindacati, a quel punto, hanno annunciato all’azienda di non avere altra scelta se non quella di mantenere e potenziare lo stato di agitazione che, partito dalle sedi di via Cordova e via Marcellini di Palermo, si è esteso a tutte le sedi nazionali e potrebbe sfociare anche in scioperi e manifestazioni nazionali.

“Siamo molto preoccupati per l’effetto domino che questa perdita della commessa Wind può provocare – dice Rosalba Vella, Rsu Cgil Almaviva. – Abbiamo ribadito all’azienda che anche se la situazione economica e finanziaria dell’azienda è molto seria non siamo disposti a negoziare con i diritti dei lavoratori. E non siamo disposti a permettere che i licenziamenti riguardino tutti la sede di Palermo”.

“In mancanza di una ricapitalizzazione in tempi brevi Almaviva rischia di essere messa in liquidazione. Abbiamo ribadito – spiega Roberto Giannotta responsabile comunicazione Fistel Cisl Palermo Trapani – che non intendiamo firmare a nessun competitor accordi al ribasso con riduzione di costo del lavoro, azzeramento di scatti di anzianità, riduzioni orarie, demansionamenti, non esistono margini di riduzione del costo del lavoro al di sotto di quelli contrattuali”.

Il segretario Fistel Cisl Palermo Trapani Francesco Assisi e il segretario Cisl Palermo Trapani Daniela De Luca concludono “non si può pensare di partecipare alle gare per l’ assegnazione di commesse e appalti pensando di utilizzare il salario dei lavoratori e distruggendo il contratto, il rischio d’impresa deve essere assunto dalle aziende. Sollecitiamo inoltre da tempo le istituzioni nazionali e regionali di assumersi l’impegno di dotare il settore di regole precise, si faccia il possibile per salvare questi posti di lavoro, sarebbe un ulteriore colpo troppo pesante per l’economia del nostro territorio”.

(Foto d’archivio)

Maria Teresa Camarda

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Maria Teresa Camarda
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