“L’unica soluzione alla crisi libica è quella politica”. Questa la sintesi del discorso del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni che ha riferito alla Camera sul conflitto in corso contro l’Isis a pochi chilometri dalle coste italiane. “Mentre il negoziato muove i primi passi, la situazione in Libia si aggrava. Il tempo non è infinito e rischia di scadere presto, pregiudicando i fragili risultati raggiunti” dalla mediazione Onu sostenuta dall’Italia, ha aggiunto in aula il ministro degli Esteri.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche il Vaticano. Oggi Papa Francesco è tornato a ribadire la necessità di trovare “soluzioni pacifiche” alla crisi libica.
>IL PAPA: “TROVARE SOLUZIONI PACIFICHE”
Ieri il ministro ha avuto un colloquio telefonico con il Segretario di Stato americano John Kerry proprio sulla crisi libica. In particolare in Libia preoccupa “il rischio di saldatura tra gruppi locali e Daesh” che richiede la “massima attenzione”. Secondo al Jazeera le milizie di Misurata, vicine al governo islamista di Tripoli non riconosciuto dalla comunità internazionale, starebbero assediando con la “brigata 166” Sirte.
E oggi sull’evoluzione della situazione nel Paese è prevista una riunione d’emergenza del Consiglio di sicurezza dell’Onu, con l’intervento del ministro degli Esteri egiziano.
Il Cairo esorta la comunità internazionale ad unirsi ai raid, mentre l’Occidente chiede una soluzione politica. L’Egitto continua a colpire le postazioni dell’Isis in Libia e invita la comunità internazionale ad affiancarsi alla sua campagna aerea, allargando al Nordafrica i raid contro lo Stato islamico in Siria e Iraq. E a Derna le forze speciali egiziane hanno catturato 55 terroristi.
> INCURSIONE EGIZIANA: CATTURATI 55 TERRORISTI
Ma i governi di Francia, Italia, Germania, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti fanno sapere in una dichiarazione congiunta che anche se “condannano fermamente tutti gli atti di terrorismo in Libia“ da parte di terroristi affiliati all’Isis, sottolineano ancora una volta l’impellente necessità di una soluzione politica del conflitto”.