Il dramma della neonata morta a Catania sull’ambulanza sembra avere scoperchiato un vero e proprio vaso di Pandora. Le reazioni del mondo polito e istituzionale hanno un solo comune denominatore: sgomento. Per Crocetta bisogna mettere mano alla normativa vigente: “È necessario modificare l’attuale normativa che consente ai privati di svolgere attività senza obbligo di avere la rianimazione interna”.
“Chi vuol svolgere questa attività deve avere una struttura di rianimazione – prosegue Crocetta – per evitare che accadano fatti incresciosi come quello di Catania. I tre ospedali catanesi sono tra i più efficienti non solo della Sicilia, ma di tutto il Sud Italia. Bisognerà entrare nel merito delle decisioni del personale medico, che sicuramente ha fatto degli errori di valutazione”.
Chi ha la responsabilità maggiore? “Il peso della decisione della clinica non è stato indifferente – sottolinea il governatore a La Stampa – Alle tre del mattino, due ore dopo i primi problemi respiratori della piccola, il personale ha deciso di portarla in un ospedale che si trova a oltre 100 chilometri di distanza. Avrebbe invece potuto accompagnarla direttamente al pronto soccorso di uno degli ospedali, dove non avrebbero rifiutato la paziente.”
“Ciò non toglie che anche il personale dei tre nosocomi etnei possa avere avuto delle responsabilità. È possibile che non ci fossero pazienti meno gravi in quel momento?“. Alla famiglia, il presidente Crocetta assicura che: “Non vogliamo fare dei processi sommari, ma chi dovesse avere responsabilità verrà cacciato immediatamente, al resto penseranno le procure di Catania e di Ragusa. Non lasceremo che la cosa cada nel dimenticatoio“.
Incredulità per l’accaduto anche nelle parole di Umberto Veronesi: “Credo che quanto accaduto farà riconsiderare l’organizzazione della sanità catanese in maniera più flessibile e logica. In generale, è evidente che qualcosa non ha funzionato. L’allarme doveva scattare prima, quando sono risultati occupati tutti i posti in terapia intensiva neonatale, per evitare poi una condizione quasi disumana, e cioè trasportare una neonata in ambulanza da una provincia all’altra”.
“L’Italia ha, difatti, il sistema sanitario migliore d’Europa, gratuito e di qualità – dichiara l’ex ministro a Il Mattino – Un sistema ben organizzato, ma anche troppo rigido in caso di imprevisti. Le emergenze sono difficili da gestire, ma bisogna prevederle. Ogni ospedale deve essere pronto ad affrontare qualunque tipo di problema, anche se raro. Un’ipotesi è mantenere un posto vuoto per ogni possibile emergenza”.
“Quello che è successo ieri a Ragusa è il frutto dei tagli indiscriminati e lineari voluti dal governo centrale”. Parole firmate Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera del Movimento 5 Stelle. “Bisogna avere il coraggio di dire ‘no’, non possiamo subire passivamente tutto quello che ci impone la Bce, la Germania e il Fondo monetario internazionale: se avessimo persone coraggiose e non dei codardi al governo probabilmente oggi non saremmo in queste condizioni. Noi non vogliamo uscire dall’Unione europea, ma il meccanismo dell’euro è infernale”.
Anche per il leader della Cgil Susanna Camusso, la responsabilità del drammatico epilogo è tutto dei tagli indiscriminati:”La tragedia di ieri come altre occasioni che abbiamo avuto modo di vedere dimostra l’incapacità del sistema di dare risposte alle persone. La modalità con cui è stata affrontato il tema del risanamento del bilancio è sbagliata perché costruita sull’idea che bisogna ridurre i costi quando in realtà c’è un problema di qualificazione della spesa sanitaria”.
“Qualunque impresa di fronte all’esigenza di una riorganizzazione, prima si riorganizza e poi, caso mai, taglia ciò che non funziona. Ormai sono numerose le leggi e i provvedimenti che dicono: basta avere una grande rete territoriale per ridurre la pressione sulla rete ospedaliera attraverso l’erogazione di servizi; ma in realtà non si è costruita la rete territoriale, si è però tagliata la rete ospedaliera. Non si può piangere a ogni emergenza – ha concluso -, bisogna attrezzarsi per dare risposte concrete”.