“Non è un’evacuazione ma piuttosto una delle preannunciate operazioni di alleggerimento dei connazionali presenti nel Paese”, lo ha annunciato la Farnesina. In altre parole, agli italiani presenti in Libia è stato chiesto di rientrare temporaneamente nel nostro Paese e il ministero ha “ribadito il pressante invito ai connazionali a non recarsi in Libia a causa del progressivo deterioramento della situazione di sicurezza”. L’invito, peraltro, era già operativo dallo scorso primo febbraio ma l’operazione è diventata operativa soltanto adesso.
Nel warning si puntualizza che “in tutta la Cirenaica la situazione di sicurezza è progressivamente deteriorata ed è pertanto assolutamente sconsigliata la presenza di connazionali dovunque e con particolare riguardo a Derna“. A rischio, anche Bengasi e l’area urbana di Tripoli, dove “si sono verificati scontri armati ed episodi ostili che testimoniano un sensibile innalzamento della tensione e confermano la permanenza di un significativo livello di rischio anche all’interno dei centri urbani, che può potenzialmente interessare tutto il personale espatriato. Tali circostanze inoltre – si legge ancora nel warning – evidenziano la complessiva fragilità del quadro di sicurezza in Libia, minato da fattori di diversa matrice, all’interno del quale possono trovare spazio anche azioni di natura terroristica. Permangono in tutto il Paese elementi di tensione suscettibili di trovare repentine manifestazioni in forma non pacifica, che fanno leva sulla perdurante impossibilita’ per le forze dell’ordine governative di garantire un effettivo controllo del territorio”.
La situazione in Libia si fa sempre più preoccupante e l’ambasciata italiana a Tripoli ha dato indicazione ai connazionali di lasciare temporaneamente il Paese. In tempi brevi potrebbe anche essere chiusa la stessa ambasciata e rimpatriato il personale. L’Isis, in Libia ha raggiunto l’importante città di Sirte.
La decisione di far rientrare i nostri connazionali è arrivata dopo che l’Italia, come ha dichiarato il ministro della difesa, Roberta Pinotti, ha offerto la propria disponibilità a guidare in Libia una coalizione di paesi dell’area, europei e dell’Africa del Nord, per fermare l’avanzata dell’esercito dell’Isis, arrivato a 350 chilometri dalle nostre coste.
Sotto tiro anche il ministro degli esteri Paolo Gentiloni, che aveva spiegato che l’Italia era pronta a “combattere in Libia in un quadro di legalità internazionale”. Affermazioni che hanno fatto scattare la minaccia dell’Isis nei confronti del responsabile degli Esteri che, nel radiogiornale ufficiale dell’Isis diffuso dall’emittente al Bayan da Mosul nel nord dell’Iraq, ha definito Gentiloni il “ministro dell’Italia crociata, nazione che vuole unirsi alla forza guidata dalle Nazioni atee per combattere lo Stato islamico”.
Situazione difficile anche nello Yemen, dove per il precipitare degli eventi e il progressivo aggravarsi della situazione il ministero degli Esteri ha deciso la chiusura temporanea dell’ambasciata a Sana’a.
La decisione è stata presa nel quadro di un coordinamento internazionale che ha portato diversi paesi a chiudere le loro ambasciate. L’ambasciatore Galli e tutto il personale stanno facendo rientro in Italia in sicurezza in queste ore.