Pippo Civati ha già precisato che “Mio padre ha aperto quel conto nel 1994 indicandomi come procuratore insieme a mia madre, in quanto eredi, nel caso fosse mancato”.
Perché c’è anche il suo nome tra quelli dei 7.500 italiani della Lista Falciani, l’elenco dei clienti della banca svizzera Hsbc rubato e reso noto dall’ex dipendente Hervè Falciani e pubblicato, in Italia dal settimanale L’Espresso.
Politici, militari, attori, sportivi e vip che hanno portato al “sicuro”, oltre confine un tesoro di sette miliardi e mezzo di euro, sottraendoli, di fatto, al fisco italiano.
Quei nomi, a poco a poco stanno venendo fuori e L’Espresso ha citato i primi. Tra i quali, appunto, quello dell’esponente della minoranza interna del Pd, che ha replicato attraverso il suo blog. Si tratterebbe di “soli” 6.500 euro e, in ogni caso, scrive Civati, il conto sarebbe stato chiuso nel 2011.
C’è poi un altro politico, Giorgio Stracquadanio, morto l’anno scorso.Vicino alla politica, anche il finanziere Davide Serra, noto per essere sostenitore di Matteo Renzi.
Usciti già i nomi di Valentino Rossi, dello stilista Valentino e di Flavio Briatore, ai vip si sono aggiunti anche quelli del sondaggista, Renato Mannheimer, già al centro di vicende di frode fiscale, dell’attrice Stefania Sandrelli e dello stilista Roberto Cavalli.
Ci sono poi imprenditori, amministratori di grandi azien e finanzieri, come l’ex presidente di Telecom Italia Giuseppe Recchi, l’amministratore delegato di Benetton, Eugenio Marco Airoldi, l’ex rettore della Bocconi Luigi Guatri. C’è chi non ricorda di aver mai avuto un conto alla Hsbc, come Luigi Zunino o come Franco Gusselli Beretta, della omonima e famosa fabbrica di armi di Brescia. Nella lista figura anche Eleonora Gardini, la figlia di Raul Gardini, coinvolto in Tangentopoli e morto suicida.
Ci sono poi l’ex colonnello dei Ros Giuseppe De Donno, attualmente imputato nel processo sulla trattativa Stato-mafia e Silvano Larini, prestanome di Craxi in Tangentopoli.
In molti hanno detto di aver sanato la loro posizione grazie allo scudo fiscale varato dall’ex ministro Tremonti nel 2009-2010: quasi la metà degli oltre 3 mila nomi già controllati ha sanato l’evasione pagando il 5%, la quota fissa del maxi condono. E cioè 83 milioni in totale. Facendo perdere allo Stato, stimano gli esperti consultati dall’Espresso, tra i 700 e gli 800 milioni di euro di tasse.