Operazioni bancarie anomale avvenute prima del 16 gennaio, alla vigilia della riforma delle banche popolari in discussione in Consiglio dei ministri quattro giorni dopo. La procura di Roma ha aperto un fascicolo contro ignoti curato dal procuratore capo Giuseppe Pignatone e dall’aggiunto Nello Rossi.
L’inchiesta non ha ancora un’ipotesi di reato ma, secondo indiscrezioni, i magistrati indagano su un possibile “insider trading”, cioè sull’uso di informazioni riservate per compiere operazioni finanziarie ancora non comunicate alle autorità competenti.
Alcuni quotidiani, dell’area del centrodestra come Libero, hanno addirittura fatto riferimento al premier Renzi e alla sua cerchia di amici. Secondo il quotidiano “qualcuno ha anticipato i tempi acquistando in Borsa le azioni delle popolari per passare poi all’incasso dopo il 19, quando ormai la partita era diventata ufficiale. Qualcuno, malignando, ha provato a illuminare il parterre degli amici di Matteo Renzi”. Continua Libero: “Da parte sua il premier, ospite di Porta a Porta, aveva messo le mani avanti: “Se qualcuno, chiunque sia, o comunque si chiami, ha utilizzato informazioni riservate, io stesso chiederò un’indagine rigorosa alla Consob e ad altri, così che pagherà fino all’ ultimo centesimo e all’ ultimo giorno”.
L’inchiesta è stata avviata dopo l’audizione del presidente della Consob, Giuseppe Vegas. Il capo dell’organismo delle operazioni di Borsa in Italia ha riferito in Parlamento di “plusvalenze effettive o potenziali stimabili in circa 10 milioni di euro” sui titoli quotati del comparto. La Procura ha già richiesto alcuni documenti alla Consob e potrebbe fare altrettanto con Bankitalia sul commissariamento di Banca Etruria.
I primi attacchi al premier arrivano da Forza Italia. In un twitter, Renato Brunetta, capogruppo alla Camera, chiama in causa il Governo: “Procura Roma indaga su circostante legate a dl Banche Popolari. Ha niente da dire Matteo Renzi? Ribadiamo: Padoan in Parlamento a riferire”.
Durissimo anche Maurizio Gasparri, altro componente di Forza Italia, per il quale è necessario “ritirare subito l’incauto decreto del governo sulle banche Popolari. Fu un errore vararlo, fu un errore ancora più grave ammettere che ci fossero requisiti di necessità e urgenza. Le vicende inquietanti che anche il presidente della Consob, Vegas ha confermato in un’audizione parlamentare, il commissariamento della Banca dell’Etruria e altre vicende che si stanno profilando fanno capire che questo decreto può avere alimentato speculazioni. Quanto emerge dalla Consob ci preoccupa fortemente. Il decreto serve a coprire ulteriori manovre speculative? A far colonizzare il sistema creditizio italiano, ad alimentare operazioni tese a coprire il devastante buco di bilancio del Monte dei Paschi di Siena? Si discuta in Parlamento di queste vicende inquietanti che non possono certo passare sotto silenzio”.
Per il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi, la riforma delle banche popolari sarebbe sbagliata perché “i numeri raccontano una situazione positiva per quanto riguarda la relazione tra il credito popolare e la clientela. Sulla base dei dati della Banca d’Italia e dei bilanci delle popolari e del credito cooperativo in generale, il Centro studi di Unimpresa ha stimato che questi istituti di credito hanno erogato, nel triennio 2010-2013, 6,3 miliardi in più di credito rispetto alla media del triennio precedente, di fronte a una contrazione pari a 52 miliardi per quanto concerne il resto del sistema bancario”.
Le stime in Europa delle banche di credito cooperativo, sempre secondo Unimpresa, nei primi 5 anni dallo scoppio della crisi, hanno registrato un incremento della raccolta del 28%, mentre la clientela ed il numero dei soci hanno subito un aumento rispettivamente del 5% e del 4,5%