Si è conclusa la maratona negoziale che ha riunito per tutta la notte, a Minsk, le parti interessate al conflitto in Ucraina orientale. I quattro leader di Francia, Germania, Russia e Ucraina hanno lasciato la sala della riunione. La maratona, durata quasi tredici ore, è stata interrotta ogni tanto dall’arrivo di carrelli con vettovaglie: acqua, bibite e tramezzini.Un documento di 12 o 13 punti per risolvere il conflitto nell’est dell’Ucraina: è quanto i leader Francois Hollande, Angela Merkel, Vladimir Putin e Petro Porshenko, sarebbero pronti a firmare.
Secondo le indiscrezioni, i punti concordati prima del vertice riguardavano un immediato cessate il fuoco e la creazione di una zona demilitarizzata più ampia di quella di 30 km (15 per parte) prevista dagli accordi precedenti, con il ritiro di tutte le armi pesanti. Tensioni invece sulla definizione della linea del fronte, dove i ribelli non vogliono cedere il migliaio di kmq conquistati. Al momento non è dato sapere quali saranno i meccanismi di controllo della tregua, né se è stata raggiunta un’intesa più ampia, anche sullo status speciale per le regioni separatiste e il controllo dei confini russo-ucraini. Nonché sull’eventuale adesione di Kiev alla Nato.
Forse ci si aspettava di più. Non è scontato che il rilancio degli accordi di Minsk riesca a fermare scontri sempre più cruenti. Anche ieri il bilancio delle vittime è pesante: Kiev ha perso 19 soldati nelle ultime 24 ore, di cui 5 ieri nell’attacco al quartiere generale di Kramatorsk, mentre a Donetsk, roccaforte dei separatisti, almeno sei persone hanno perso la vita nei bombardamenti che hanno colpito una fermata di bus.