Oggi, 10 febbraio, è il Giorno del ricordo delle Foibe. Le massime autorità italiane si riuniscono nel palazzo del Quirinale per una cerimonia solenne, ma sono ancora troppo poche le persone che sanno con esattezza cosa sono le foibe e cosa successe nei giorni del massacro per cui vengono ricordate.
Le foibe sono delle cavità naturali, dei pozzi, presenti sul Carso (altipiano alle spalle di Trieste e dell’Istria). Sono detti anche inghiottitoi e assumono spesso delle dimensioni spettacolari.
Il nome foiba deriva da un termine dialettale giuliano che deriva, a sua volta, dal latino fovea, ovvero fossa, cava, e non grotta come erroneamente scritto da alcuni storici.
Le foibe furono il palcoscenico di un orrendo spettacolo che si svolse tra il 1943 ed il 1945: i partigiani comunisti di Tito vi gettarono (infoibarono) migliaia di persone, alcune dopo averle fucilate, alcune ancora vive, colpevoli di essere italiane o contrarie al regime comunista. Il fenomeno dei massacri delle foibe è da inquadrare storicamente nell’ambito della secolare disputa fra italiani e popoli slavi per il possesso delle terre dell’Adriatico orientale, nelle lotte intestine fra i diversi popoli che vivevano in quell’area e nelle grandi ondate epurative jugoslave del dopoguerra.
Con una legge del 30 marzo del 2004, il Parlamento italiano ha istituito il Giorno del ricordo, una solennità civile nazionale italiana che si celebra ogni 10 febbraio con una cerimonia solenne nel palazzo del Quirinale. Il presidente della Repubblica, in particolare, consegna le onorificenze ai parenti delle vittime.
Purtroppo è impossibile dire quanti furono gettati nelle foibe: circa 1.000 sono state le salme esumate, ma molte cavità sono irraggiungibili, altre se ne scoprono solo adesso (60 anni dopo) rendendo impossibile un calcolo esatto dei morti.