Dopo sei anni di crisi, anche l’economia siciliana sembra voler frenare la sua caduta e comincia a far vedere i segnali di una ripresa. E’ quanto emerge dal primo Rapporto 2015 di analisi e previsioni dell’andamento dell’economia regionale curato dalla Fondazione Res, presentato a Palermo.
Secondo lo studio, nel 2014 l’economia dell’isola si è attestata sui livelli del 2013, arrestando il calo costante del Pil che si registrava fin dal 2007 e che ha provocato, tra l’altro, la scomparsa di 25 mila imprese in Sicilia e un calo della ricchezza prodotta superiore al 13%.
Il Pil siciliano è fermo, ma da quest’anno dovrebbe tornare a crescere e la stima parla di 1,5 punti percentuali. A trainare l’uscita dal ciclo recessivo sarebbe la ripresa dei consumi delle famiglie.
Sono ancora segnali contrastanti, che evidenziano gli aspetti contraddittori dell’economia siciliana. Se nell’edilizia dovrebbero intravedersi primi segnali di ripresa, l’agricoltura continua a segnalare un’acuta crisi occupazionale.
L’economia siciliana – ha detto il responsabile delle analisi economiche della Res – stenta a uscire dalla crisi, le ultime stime della Fondazione segnalano che il 2014 è stato ancora un anno di relativa stasi, nel quale alla stagnazione produttiva si è associata un’ulteriore flessione degli investimenti e dell’occupazione, che si traduce in un ampliamento dei divari sociali, della povertà e della deprivazione che ha raggiunto i livelli massimi su scala nazionale. A questo quadro negativo si contrappongono però sottili segnali di cambiamento proveniente dai territori e dal mondo delle imprese”.
Nonostante i timidi segnali di ripresa, non sembra volersi arrestare l’emorragia di posti di lavoro, anche nel 2015. Secondo le stime della Fondazione Res il tasso di disoccupazione quest’anno dovrebbe raggiungere un picco massimo del 23% (+10% rispetto alla media nazionale). Nel terzo trimestre 2014 lo studio registra un aumento dell’8,2% delle persone in cerca di occupazione: sono 26 mila in piu’ rispetto allo stesso periodo del 2013. Gli occupati, invece, sono il 38,3%, il dato peggiore d’Italia, dove la media nazionale risulta pari al 56,0%. Nell’isola, infine, anche il tasso di inattività su base annua risulta in crescita: è aumentato del 2,6% passando dal 41,1% al 43,7%.
“Mi auguro che la politica si sottragga a considerare il Mezzogiorno come un ghetto un vuoto a perdere, un pezzo malato del Paese”. L’ha detto il vicepresidente di Confindustria in Sicilia, Giuseppe Catanzaro, a margine della presentazione. “Fare o meno un ministero del Sud – ha aggiunto – attiene alla politica, a noi servono dipartimenti di spesa unitari che rispondono a una sola figura a livello apicale”.