La Bce di Mario Draghi ha deciso di non dare più credito alla Grecia e a Wall Street l’euro chiude in calo mentre in Europa stamattina la moneta europea apre sopra quota 1,13 dollari, in leggero rialzo dopo essere scesa a un minimo di 1,1304 dollari in seguito all’annuncio del board dopo l’annuncio della Banca centrale di ieri sera. Il crollo peggiore, ovviamente, è della borsa greca che in apertura ha registrato un -9%, per poi risalire di qualche punto attestandosi attorno al 6%.
L’impressione del mercato è che la chiusura dei banchieri europei nei confronti del debito greco, e dei suoi titoli considerati ormai a livello spazzatura, sia una mossa per mettere pressione sul nuovo governo di Tsipras affinché trovi un’intesa con la Troika.
Secondo il ministero delle finanze greco “il sistema bancario della Grecia è completamente protetto tramite l’accesso all’assistenza di liquidità di emergenza resa disponibile della Banca centrale del Paese”. “La decisione della Bce”, si legge nella “fa pressione sull’Eurogruppo per raggiungere un accordo che sia “reciprocamente vantaggioso” sia per Atene sia per i suoi partner dell’eurozona”.
Il credito d’emergenza a cui fa riferimento il Governo però presenta alcune insidie, in primis tassi più alti con un costo aggiuntivo di 1,5% rispetto all’attuale 0,05%” e l’emissione di titoli, passando da 15 miliardi a 25 miliardi, così come concordato con i creditori, che però la Bce non intende accettare per mettere in difficoltà Tsipras costringendolo ad accettare le condizioni dell’Europa.
Ma un altro rischio da non sottovalutare è che da oggi i greci possano prelevare i soldi in casa, spaventati dalla crisi economica e politica: a fine dicembre i depositi sui conti correnti erano scesi di 4 miliardi, a gennaio ne sarebbero stati prelevati altri 11 su 163 miliardi totali. E senza i fondi dei correntisti, gli istituti greci rischiano di saltare e allora non resterebbe che stampare dracme e uscire dall’euro. O chiedere aiuto a Mosca che si è già fatta avanti.
La Bce ha di fatto rimosso la clausola del 2010 che permetteva alle banche di Atene di rifinanziarsi fornendo come garanzia i propri titoli di Stato al alto tasso di rischio. La deroga era condizionata dalla permanenza della Grecia nel programma di risanamento cooordinato dalla Troika, di cui fa parte la stessa Bce.
La politica di austerità imposta alla Grecia nel piano predisposto da Bce, Ue e Fmi per far fronte alla grave crisi finanziaria del Paese è però per il neo premier ellenico parte del passato. “La Troika è completamente finita”, ha detto infatti Tsipras ai componenti del gruppo parlamentare del suo partito, lo Syriza. Il governo greco punta ora a individuare con i partner europei un nuovo programma per il superamento della crisi.
Anche il Papa è intervenuto sulla crisi finanziaria della Grecia. “Occorre fiducia nel futuro – ha detto il Pontefice – per contrastare la cosiddetta cultura del pessimismo” e rivolgendosi ai vescovi del Paese li esorta a una maggiore collaborazione con le autorità.