Il procuratore Alberto Nisman, morto due settimane fa nella sua casa di Buenos Aires, aveva intenzione di chiedere l’arresto della presidente argentina Cristina Fernández de Kirchner.
Tra i documenti ritrovati dagli investigatori nell’appartamento di Puerto Madero, c’era anche una bozza di mandato d’arresto elaborata dal magistrato. Nisman accusava il capo dello Stato di favoreggiamento nei confronti dei presunti responsabili della strage del 1994 nella sede dell’associazione ebraica Amia, dove un’autobomba provocò la morte di 85 persone.
L’idea sarebbe poi stata accantonata per una soluzione meno traumatica: aprire un’indagine e chiedere l’interrogatorio della Kirchner, accusandola di aver portato a compimento un patto illecito con il governo iraniano.
Intanto, a due settimane da una morte misteriosa che ha sconvolto il Paese, i dubbi sul caso Nisman restano ancora intatti. Dalle prove di laboratorio, è emerso che tutte le tracce di Dna ritrovate sul luogo della tragedia, dai vestiti alla pistola, appartengono allo stesso procuratore. Gli investigatori preferiscono però non escludere alcuna pista, dalla possibilità del suicidio a quella di un omicidio.
La procuratrice Fein ha rilevato diverse carenze e irregolarità nel dispositivo di protezione riservato a Nisman. Inoltre, è stato notato che le telecamere a circuito chiuso dell’ascensore di servizio dell’edificio non erano in funzione il giorno della tragedia. Impossibile, dunque, verificare se qualcuno sia entrato o uscito in quelle ore.