Tra il settembre scorso e il 29 gennaio, ci sono state 88 vittime, 22 morti e 66 feriti, attribuibili ad armi da caccia e cacciatori. Sono quattro invece i morti e 21 le persone ferite che non praticano l’attività venatoria. Lo sottolinea, alla vigilia della chiusura della stagione delle doppiette, la Lega anti vivisezione (Lav), riprendendo i dati dell’Associazione vittime della caccia.
”È il solito tragico bilancio: un’assurda carneficina, una strage di animali, danni incalcolabili all’ambiente, vittime tra i cacciatori e tra la gente comune”, evidenzia Massimo Vitturi, responsabile Lav settore caccia. ”Se la stagione venatoria si chiude il 31 gennaio, la caccia non si ferma mai: non c’è pace per gli animali selvatici che, complici i numerosi piani di abbattimento, di volta in volta disposti da Regioni e Province, continuano ad essere uccisi per tutto il corso dell’anno”.
“Tra le specie più colpite – spiega Vitturi – ci sono le volpi con i loro cuccioli, le nutrie, i daini, i caprioli e i colombi. Stando ai dati della Lac (Lega abolizione caccia), più dell’80 per cento dei reati venatori gravi verrebbero compiuti da cacciatori, fatto che dimostra come il fenomeno sia endemico e istituzionalizzato in Italia. La connessione fra caccia e illegalità è inoltre sottolineata dal fatto che l’81 per cento dei reati venatori vengono commessi durante la stagione di caccia: un ulteriore motivo per opporsi ad ogni ipotesi di estensione della stagione venatoria”.