Sulla riforma elettorale resta la spaccatura all’interno del Pd, con 29 senatori della minoranza interna che confermano l’intenzione di non votare l’Italicum, così come sta uscendo da Palazzo Chigi.
Matteo Renzi ha incontrato il gruppo parlamentare del Pd al Senato illustrando la proposta di riforma che intende portare in Aula. “Il premio di maggioranza della legge elettorale va alla lista”, ha spiegato il premier. “Così sparisce il potere di veto dei partiti più piccoli. Con questa legge, Bersani sarebbe andato al ballottaggio e sarebbe diventato presidente del consiglio”, ha aggiunto il premier per convincere la componente Dem. Senza, peraltro riuscirci.
Sono stati 71 i senatori del Pd che hanno votato sì alla proposta del segretario; sì è astenuto Sonego; mentre gli esponenti della minoranza non hanno partecipato al voto e Vannino Chiti è uscito dalla sala dove si teneva la riunione. “Ormai non c’è alcuna trattativa tra la minoranza Pd e i vertici del partito. E siamo in 29 senatori Pd a confermare la linea del no ai capilista bloccati”, ha detto Miguel Gotor, esponente della minoranza Pd.
“L’assemblea del gruppo a maggioranza – ha detto alla fine della riunione il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi – si è espressa a favore dell’Italicum e io spero che in aula la minoranza si adegui. I numeri ci sono, andiamo tranquilli in aula”. L’opposizione interna al Pd potrebbe trovare una sponda nel M5s; in un tweet, Danilo Toninelli esorta i compagni di movimento: “uniamoci per votare sì a preferenze e contro le liste bloccate”.
Stamattina, il presidente del consiglio ha illustrato la proposta di riforma al leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, in un faccia a faccia di quasi un’ora a Palazzo Chigi. “Forza Italia farà le sue valutazioni”, ha detto il vicesegretario Pd, Lorenzo Guerini.