Il nesso tra obesità, esercizio fisico e morte prematura è stato già confermato nel corso di diverse ricerche, ma un nuovo studio condotto dai ricercatori del Medical Research Council dell’Università di Cambridge mette in guardia sulla mancanza di esercizio fisico quotidiano, che sarebbe il responsabile del doppio delle morti rispetto a quelle causate dall’obesità.
“È un messaggio semplice: un piccolo aumento di attività fisica ogni giorno può produrre sostanziali benefici per la salute di coloro che sono inattivi”, ha spiegato il professore Ulf Ekelund, autore dello studio, sulle pagine della ricerca.
Lo studio è stato svolto per 12 anni sulla popolazione europea ed evidenzia come l’inattività porti a un innalzamento, spesso molto pericoloso, dell’indice di massa corporea (il rapporto tra kg e altezza, ndr.): per la conduzione della ricerca, sono stati analizzati i dati di circa 335mila persone che partecipavano alla ricerca EPIC (European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition), che includevano informazioni sui fattori ambientali, gli stili di vita e la dieta.
I partecipanti sono stati dunque monitorati per 12 anni e, al termine, sono stati classificati a seconda della loro attività fisica: nulla, moderata e attiva. È emerso che, tra i volontari considerati “attivi”, l’abbassamento del rischio di mortalità andava dal 16 al 30 per cento rispetto agli altri.
“Anche se abbiamo scoperto che sono sufficienti anche solo 20 minuti per fare la differenza – ha spiegato ancora Ekelund – dovremmo cercare di fare di più perché l’attività fisica fa bene e dovrebbe rivestire un ruolo fondamentale nelle nostre vite quotidiane”.
In conclusione, nella ricerca vengono elencati questi dati per motivare di più l’invito a muoversi ogni giorno: in Europa, delle 9,2 milioni di persone morte, circa 337 mila sono collegabili a problemi legati all’obesità, numero che a 676 mila quando si parla di persone inattive fisicamente, praticamente il doppio-