È un muscolo scheletrico identico a quello del corpo umano, si contrae persino allo stesso modo quando viene stimolato, ma è cresciuto in laboratorio: l’esperimento, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista eLife, è stato condotto dagli scienziati della Duke University di Durham, in North California.
I ricercatori evidenziano però che, attualmente, non serviranno per riparare i tessuti danneggiati da malattie, ma per valutare l’effetto dei farmaci evitando le sperimentazioni sui pazienti, e per studiare le caratteristiche funzionali e biochimiche di alcune malattie, in particolar modo quelle rare.
“La bellezza del nostro lavoro è che il biomuscolo ci permetterà di condurre sperimentazioni cliniche di farmaci non più su pazienti in carne e ossa ma dentro un laboratorio, in una provetta”, ha commentato l’ingegnere biochimico Nenad Bursac, uno degli coordinatori dell’esperimento assieme alla collega Lauran Madden.
Per ottenere i “biomuscoli”, i ricercatori sono partiti da cellule umane chiamate precursori miogenici, che a loro volta sono state ottenute da staminali e fatte moltiplicare oltre mille volte: poi sono state dunque sistemate su un supporto tridimensionale riempito di gel composto da sostanze nutritive.
“Uno dei nostri obiettivi – spiega ancora Bursac – è usare questo metodo per offrire ai pazienti terapie personalizzate. L’idea è quella di prelevare da ogni malato una piccola biopsia, far crescere in laboratorio nuovi muscoli e usare questi campioni per valutare il farmaco migliore per il singolo caso”.
“Vi sono infatti alcune patologie, per esempio la distrofia muscolare di Duchenne che rendono la biopsia particolarmente difficile. Se riuscissimo ad avere successo anche usando staminali pluripotenti indotte, ci basterebbe un piccolo campione di pelle o di sangue del paziente per ottenere in provetta il suo muscolo ‘tester’”.