“In Italia abbiamo censiti 53 foreign fighter: conosciamo la loro identità e sappiamo dove si trovano. Non significa che sono 53 italiani, ma che sono passati dall’Italia in partenza o di ritorno”. Lo ha detto il ministro dell’Intero, Angelino Alfano, nel cortervista a Uno Mattina. “Abbiamo pronta una legge per contrastare meglio i foreign fighter”, ha aggiunto il ministro dell’Interno sottolineando che “intendiamo colpire chi vuole andare a combattere nei teatri di guerra, non solo i reclutatori, vogliamo imporre un maggiore controllo di polizia su queste persone ed agire anche sul web, usato da chi si radicalizza”.
“Bisogna dividere i criminali che hanno agito a Parigi dalla religione. Un conto è la libera professione di una fede, un altro è tenere in ostaggio Dio per scopi criminali. Quelli che agiscono in questo modo prendendo a pretesto Dio sono bestie”, ha aggiunto.
Alfano, dopo aver riunito il Comitato di analisi strategica antiterrorismo, ha ribadito chiaramente: “l’allerta è elevatissima, facciamo parte di un’area del mondo che è un bersaglio. Non possiamo sottovalutare alcun elemento”. Anche perché gli attentatori di Parigi, sottolinea il ministro, “sono delle bestie”, che però “hanno agito con modalità professionale da commando”. Ecco perché lo stesso premier Matteo Renzi ha sottolineato la necessità di “riprendere un’iniziativa esplicita come paese e come Ue”.
Nessun segnale specifico di attentati imminenti nel nostro Paese, ma vigilanza massima su tutti gli obiettivi sensibili quindi.
“Non siamo la Francia, la situazione nel nostro Paese è più tranquilla, ma è evidente che non possiamo sentirci fuori pericolo”, sottolineano gli esperti di intelligence e antiterrorismo che per tutto il giorno hanno seguito le notizie provenienti da Parigi, rimanendo in contatto con i servizi dei paesi alleati con cui c’è un continuo scambio informativo.
“Bisogna intervenire con forza contro il Daesh, il cosiddeto Califfato dello Stato islamico”, perché “il terrorismo è diventato uno Stato tra Siria e Iraq”. Lo ha detto il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ad Agorà, dopo l’attacco a Charlie Hebdo. “Il non interventismo non risolve i nostri problemi”, ha aggiunto. “Si sta combattendo il Daesh con una coalizione militare internazionale, cui partecipa anche l’Italia. Intervenire lì è assolutamente la prima cosa da fare, come si sta facendo, sostenendo quelli che combattono sul terreno, soprattutto i combattenti curdi che noi, come Italia, stiamo aiutando in mille modi”, ha spiegato Gentiloni, aggiungendo che i militari italiani “sono già sul terreno, senza funzioni di combattimento, ma per addestrare i combattenti curdi”.
“Sarebbe più popolare ora dire che non dobbiamo pensare alla minaccia dello stato islamico e concentrarci sul problema dell’immigrazione, ma questo non serve”, ha concluso. on l’attacco contro Charlie Hebdo “è la libertà di pensiero e la libertà di criticare l’Islam che viene colpita”, e “noi la dobbiamo difendere”. Lo ha detto il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, alla trasmissione Agorà all’indomani della strage di Parigi.