I dèjá-vu sono in realtà causati da un’anomalia cerebrale

di Redazione

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I dèjá-vu sono in realtà causati da un’anomalia cerebrale

| venerdì 02 Gennaio 2015 - 12:19

I dèjá-vu potrebbero essere causati da un’anomalia cerebrale: lo rivela uno nuovo studio dell’Istituto di bioimmagini e fisiologia molecolare del Cnr, condotto in collaborazione con la Clinica neurologica dell’Università “Magna Graecia” di Catanzaro.

I ricercatori hanno spiegato che quelle scene o situazioni che crediamo di aver già vissuto, sono causati da “un fenomeno di alterata sensorialità dello stimolo percepito”: “Noi pensiamo di aver già visto quel posto – ha spiegato Antonio Cerasa, uno dei ricercatori – ma in realtà è la sensazione che abbiamo provato nel vederlo che ci richiama uno stimolo mnestico precedentemente associato”.

“Finora – si legge in una nota del Cnr – non esisteva una risposta scientifica definitiva che spiegasse il funzionamento del déjà-vu. Finora non è stata trovata una spiegazione plausibile a questo affascinante fenomeno, anche perché si è sempre studiato il déjà-vu in condizioni di normalità, senza mai considerare la condizione patologica”.

L’obiettivo della ricerca era infatti quello di “scoprire se esista una base anatomo-fisiologica comune nella genesi del déjà-vu tra soggetti sani e pazienti che possa spiegare le basi di un fenomeno psichico che, in alcune circostanze, diventa patologico”, come ha spiegato Angelo Labate, neurologo associato dell’Ibfm-Cnr e docente dell’Università Magna Graecia.

“Lo studio ha evidenziato che sia i soggetti malati che le persone sane interessate da déjà-vu presentano anomalie a livello morfologico, che coinvolgono però aree cerebrali diverse. I pazienti affetti da epilessia presentano anomalie localizzate nella corteccia visiva e nell’ippocampo, cioè nelle aree cerebrali deputate al riconoscimento visivo e alla memorizzazione a lungo termine. Questa scoperta – aggiunge il professore – dimostrerebbe che la sensazione di déjà-vu, riportata dai pazienti durante un episodio epilettico, è un sintomo organico di una memoria reale, anche se falsa”.

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