Dopo l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri, il Jobs Act, considerato da Renzi come “una rivoluzione copernicana”, fa discutere, specie le rappresentanze sindacali.
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Per la Cgil, le nuove misure danno “il via libera alle imprese a licenziare in maniera discrezionale lavoratori singoli e gruppi di lavoratori. Più che di rivoluzione copernicana – scrive il sindacato guidato da Susanna Camusso – siamo a una delega in bianco alle imprese a cui viene appaltata la crescita”. E aggiunge, in un dossier: “Queste misure ledono diritti collettivi ed individuali”
Secondo il sindacato, per i licenziamenti cosiddetti disciplinari si utilizza “una formulazione che sostanzialmente rende possibile licenziare per motivi disciplinari anche se il licenziamento per motivi soggettivi prevedeva una sanzione inferiore o anche se il fatto imputabile al lavoratore non è giuridicamente rilevante”.
Per la Uil l’applicazione ai licenziamenti collettivi del regime sanzionatorio previsto dal nuovo decreto attuativo del Jobs act per i licenziamenti individuali comporta dei “forti rischi”. Per il segretario confederale della Uil, Guglielmo Loy, secondo cui la norma “renderà più complicati i processi di ristrutturazione e più difficili gli accordi sindacali, con il grave pericolo di iniquità nella scelta dei lavoratori da licenziare da parte dell’impresa”.
“Il testo del Governo sul Jobs act è ancora migliorabile, in particolare per quanto riguarda le norme sui licenziamenti collettivi” scrive in una nota il segretario confederale della Cisl, Gigi Petteni, responsabile del mercato del lavoro.