Proseguono le indagini per la morte del piccolo Loris Stival, il bimbo di otto anni ucciso sabato scorso a Santa Croce Camerina in provincia di Ragusa.
La polizia scientifica ha eseguito una perquisizione nell’abitazione di Orazio Fidone, il cacciatore che ha trovato il corpo di Loris. L’uomo al momento è indagato come “atto dovuto”, dalla Procura di Ragusa, per sequestro di persona e omicidio.
La perquisizione in casa dell’uomo è stata eseguita subito dopo i rilievi fatti dalla polizia scientifica nella casa della mamma del bambino. Proprio le versione dei fatti fornita dalla donna, che dice di avere accompagnato a scuola il figlio, non convince gli inquirenti e sembra smentita dalle immagini registrate dalle telecamere della cittadina. La donna comunque non è al momento iscritta nel registro degli indagati.
ARMA DEL DELITTO – Secondo quanto si apprende, Loris è stato ucciso “per strangolamento con un laccio”. Dagli esami autoptici il bambino presenta dei graffi al collo e al viso che, secondo quanto si apprende da più fonti, sarebbero stati causati dal laccio utilizzato per strangolarlo. Il bambino, al momento del ritrovamento, indossava tutti gli abiti che aveva quella mattina, compreso il grembiule di scuola, e gli unici elementi che mancavano erano gli slip e lo zaino, che non sono ancora stati trovati.
LE INCONGRUENZE DELLA MADRE – Ci sono almeno tre incongruenze nei due verbali firmati finora dalla mamma di Loris, Veronica Panarello. Incongruenze che riguardano la distanza dalla scuola a cui sarebbe stato lasciato il piccolo; un sacchetto dei rifiuti, che sarebbe stato gettato nei pressi dell’abitazione e la partecipazione al corso di cucina presso la tenuta Donnafugata.
Nelle dichiarazioni del 29 novembre scorso, messe a verbale alle 20.30, a quattro ore dal ritrovamento del cadavere del figlio, Veronica Panarello dice di aver lasciato il piccolo Loris “a circa 500 metri da scuola”. Ma in quello successivo, del 30 novembre attorno alle 17, fa mettere a verbale: “Oltrepassavo l’ingresso della scuola, svoltavo a destra per Via Di Vittorio, e mi fermavo a poche decine di metri dall’ingresso della scuola”. La seconda incongruenza riguarda la sua partecipazione al corso di cucina nella Tenuta Donnafugata. Nel primo verbale la donna racconta infatti che “dopo aver accompagnato” il figlio piccolo alla ludoteca, “sono andata al Castello di Donnafugata, dove sono rimasta fino a mezzogiorno”. Nel secondo verbale Veronica fornisce un’altra versione. “Lasciato il bambino” (il figlio più piccolo, ndr) “sono tornata a casa per sbrigare delle faccende domestiche. Alle 9.15 sono uscita di casa e sono andata al Castello di Donnafugata, dove sono rimasta fino alle 11.45”. La vicenda del sacchetto dei rifiuti che la donna avrebbe gettato, invece, viene considerata “strana” dagli investigatori perchè nel primo verbale la donna non ne fa alcuna menzione, mentre ne parla solo nel secondo. Tra l’altro il sacchetto viene gettato in un punto piuttosto vicino al luogo dove è stato trovato il corpo di Loris e in direzione opposta rispetto alla scuola.
Anche un altro particolare ha fatto mettere a verbale la donna lo scorso 30 novembre: “Avevo notato che il bambino da una settimana era più nervoso del solito”. Il giorno precedente la donna aveva spiegato agli investigatori che “Loris non andava a scuola molto volentieri perché diceva che lo prendevano in giro”.
IL CORSO DI CUCINA – Veronica Panarello era “serena” quando arrivò al corso di cucina nella tenuta di Donnafugata, sabato mattina poco dopo le 10. Lo hanno raccontato agli investigatori alcuni dei partecipanti al corso, che hanno però aggiunto un altro particolare: la madre di Loris giustificò il ritardo dicendo che aveva avuto dei problemi. Di Veronica però non si ricorda Giuseppe, il titolare del ristorante ‘Il Giardino di Bianca’, il locale all’interno della tenuta di Donnafugata dove si è tenuto il corso di cucina su come utilizzare il robot ‘Bimbi’. “Quel giorno era pienissimo, ci saranno state una novantina di persone, più del previsto, tanto che alcune sono dovute andare via – racconta – Proprio per questo non mi ricordo di averla vista”. La donna però c’era, visto che il suo nome compare sul registro in cui sono annotati tutti i partecipanti al corso e che gli investigatori hanno preso lunedì mattina.
Nella serata di giovedì Veronica Panarello è stata sentita di nuovo in Questura. La donna, apparsa molto provata e affranta, era sorretta dal marito. Si sono allontani con l’auto del loro legale, l’avvocato Francesco Villardita.
DALLA PROCURA – Intanto ieri sera il procuratore capo di Ragusa, Carmelo Petralia, nel corso di un incontro con i giornalisti, durante il quale ha confermato l’esserci al momento una sola persona indagata, ha invitato i media a evitare la propagazione incontrollata di notizie che possano turbare la serenità delle indagini e complicarne lo svolgimento.
“Ci troviamo di fronte a un fatto di inusitata gravità che ha turbato l’opinione pubblica nazionale e anche fuori dall’Italia, e che quindi giustifica la grande attenzione su questa vicenda sia sul fatto in sé che sulle indagini in corso – ha detto Petralia -. Ma perché lo svolgimento delle indagini sia più asettico, sereno, non inquinato inevitabilmente dalla propagazione di notizie che non sono corrispondenti all’esatto tenore delle indagini in corso, o che possono filtrare in qualche modo dagli apparati investigativi e che qualora possano essere vicine turberebbero n modo forse irreparabili delle ulteriori indagini e il loro esito, d’ora innanzi qualunque tipo di informazione utilizzabile sono quelle che verranno fornite in comunicati stampa o brevi incontri con i media”.
IL SINDACO – “Ho la sensazione – commenta sindaco di S.Croce Cemerina, Franca Iurato – che si stia superando il limite: sì all’informazione, no al cannibalismo mediatico davanti ad un dramma che ancora non ha un colpevole”.
“Quello che esce dalle informazioni – ha aggiunto – è il ritratto falsato del nostro paese: noi siamo una comunità laboriosa, che ha avuto sempre rispetto delle regole e delle persone. Lo abbiamo anche per i giornalisti che fanno il loro lavoro, purché stiano attenti a non superare il confine tra informazione e cannibalismo mediatico. Siamo certi – conclude il sindaco – che la procura di Ragusa, aiutata dai migliori investigatori italiani, che sono qui a S.Croce, stanno lavorando bene, questo dobbiamo fare tutti insieme”.
ORDINE DEI GIORNALISTI DI SICILIA – L’Ordine dei giornalisti di Sicilia – si legge in una nota – “invita tutti i colleghi che stanno trattando la tragica vicenda che ha purtroppo visto come vittima, a Santa Croce Camerina, il piccolo Loris, a rispettare in maniera rigorosa le norme deontologiche, in particolare quelle poste a tutela dei minori indirettamente coinvolti in questa bruttissima storia”. “Pur dando atto della notevole professionalità mostrata, in generale, dai tanti giornalisti chiamati a seguire questa delicatissima vicenda”, l’Ordine rileva che “su alcuni siti internet, agenzie di stampa, emittenti televisive e quotidiani nazionali è stato diffuso, in maniera semplicemente irresponsabile, il nome di battesimo del fratellino di Loris, un bimbo di appena quattro anni, tutelato dalla Carta di Treviso e da tutti i documenti deontologici posti a garanzia dei soggetti deboli”. L’Ordine trasmetterà questi articoli ai Consigli di disciplina territorialmente competenti e invita i colleghi “al massimo rispetto delle regole della professione, evitando anche ‘assedi’ al paesino del Ragusano ed altri eccessi”. Il Consiglio invita anche l’Ordine nazionale ad attivarsi “nei confronti delle numerose trasmissioni televisive che si stanno occupando del caso su una serie di emittenti, per evitare che venga rimesso su il baraccone della tv del dolore, delle minuziose ricostruzioni in studio, dei particolari truci, dei tuttologi pronti a vivisezionare fatti di cui conoscono poco o nulla, di interviste e accesi dibattiti sul niente, che hanno il solo effetto di uccidere altre mille volte il piccolo Loris e, di conseguenza, di ferire a morte la nostra professione, già in crisi per mille altri motivi”.