Oltre 50 persone sono state arrestate dai carabinieri di Napoli e Caserta, insieme a quelli dell’ Antifalsificazione monetaria, in un’operazione scattata all’alba in Campania.
Le manette sono scattate precisamente per 56 persone accusate dei reati – tra gli altri – di associazione per delinquere, falsificazione di monete, spendita ed introduzione nello Stato di monete falsificate, falsificazione di valori di bollo e contraffazione di altri pubblici sigilli.
Il “Napoli Group”, molto temuto dalla Bce, era costituito da undici associazioni a delinquere ciascuna delle quali specializzata in un compito: dallo stoccaggio al trasporto alla spendita al minuto delle banconote. La banda, ha spiegato il comandante del Nucleo falsificazione colonnello Ferace, ha osato addirittura stampare una banconota da 300 euro, taglio che non esiste: banconota poi spacciata in Germania.
Domenica Guardato, la mamma della piccola Fortuna – vittima di abusi, morta il 24 giugno scorso dopo essere caduta nel vuoto a Caivano – è tra i destinatari dei divieti di dimora nell’ambito dell’inchiesta che ha sgominato una banda internazionale di falsari. Sulla morte della bimba è aperta un’inchiesta che ipotizza l’omicidio.
L’operazione ha avuto il via da una richiesta della Dda di Napoli. Il gip ha emesso 29 provvedimenti di custodia in carcere, concedendo ad altri 10 indagati gli arresti domiciliari, mentre per 12 c’è un provvedimento di divieto di dimora e per altri 5 l’obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria.
Le indagini sono cominciate nel 2012 e sono state coordinate sia dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli che dai pm di Santa Maria Capua Vetere, cercando di localizzare i canali di distribuzioni e le stamperie clandestine di banconote false, riconducibili a gruppi legati a clan dell’hinterland napoletano. La contraffazione e lo smercio di banconote false, ma anche di valori da bollo, avveniva nel Napoletano, e i canali di distribuzione smerciavano nelle province di Torino, Bologna, Foggia, Genova, Milano, Cassino, in Sicilia e in Calabria, ed anche all’estero.
In particolare, a Napoli, c’era una stamperia clandestina con macchinari di stampa Offset ‘specializzata in banconote’, che ne ha prodotte nell’ordine di diversi milioni; a Gallicano, nel Lazio, una zecca clandestina produceva monete da uno ai due euro false; e ad Arzano, nel Napoletano, venivano confezionate marche da bollo telematiche e ‘Gratta e vinci’ falsi. Gli inquirenti hanno anche appurato che le banconote false stampate in Italia, sottolinea una nota della Procura, e soprattutto quelle fatte in Campania, nel mercato criminale vengono considerate prodotti ‘di alta qualità’.
Le intercettazioni rivelano che la ‘merce’ dei falsari aveva dei nomi di convenzione: cosariello, ambasciata, l’americano (per indicare i dollari), cartolina, pavimenti, scarpe e gnocchi per indicare le monete. Anche il luogo venivano spese veniva valutato con attenzione dall’organizzazione, scegliendo quasi sempre per la produzione luoghi isolati e isonorizzati. Le banconote false arrivavano al ‘distributore’ attraverso raccomandata postale, mentre i luoghi in cui utilizzarle erano scelti tra quelli molto frequentati, compresi i mercatini, fiere e sagre di paese.
Arrestato in flagranza di reato, durante le indagini, uno degli indagati con cento banconote false da venti euro, che era agli arresti domiciliari con permesso di assentarsi dalle 8 alle 11 nei giorni feriali. Questi falsari , così abili e organizzati, erano riconosciuti nella sigla Napoli Group, sigla segnalata persino da Europol e dalle forze di polizia di alcuni Paesi europei. Nel corso dei due anni di indagine, sequestrate 5.500 tra banconote e monete per un valore complessivo di un milione di euro, e arrestate in flagranza di reato 30 persone.
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