Il caso Eternit, con l‘assoluzione per prescrizione decisa dalla Cassazione, continua a fare discutere. Una riflessione, quella generata dalla sentenza, che investe sia la sfera privata delle vittime e dei cittadini comuni, sia il mondo politico pronto a rivedere l’istituto giuridico della prescrizione.
> LA SENTENZA DELLA CASSAZIONE
I giudici dell’Alta Corte ribadiscono che il processo Eternit si è occupato solo delle questioni ambientali. Un disastro accertato dai giudici, che si sono però dovuti arrendere davanti alla prescrizione, iniziata con la chiusura degli stabilimenti del gruppo nel 1986.
”Non polemizzo con la Cassazione – afferma Alberto Oggè, presidente della Corte che aveva emesso il verdetto d’appello sulla vicenda Eternit, in un’intervista a La Stampa – . Ma sommessamente ritengo che la sentenza da noi emessa in appello tra qualche anno non solo sarà ritenuta giusta, ma anche giuridicamente corretta. Forse abbiamo solo precorso i tempi”. “La verità – aggiunge – è che le regole sono fatte per i casi facili, non per quelli difficili. In questi bisogna applicare i principi, tra i quali il primo è quello della dignità dell’uomo”.
Lo stesso presidente del Consiglio, Matteo Renzi, sottolinea però che “le domande di giustizia non vengono meno” nel tempo. “Non può esistere una prescrizione – dice – che impedisce di dire cosa sia giusto o no. Bisogna fare più veloce: se sei colpevole sei colpevole, se innocente sei innocente. Non è che se passa il tempo si cancella qualcosa”.
Sulla stessa lunghezza d’onda i presidenti delle due Camere, Pietro Grasso e Laura Boldrini. “La legge sulla prescrizione è sbagliata e va cambiata al più presto. Sono 15 anni che lo dico”, dice Grasso. “Il lavoro è ancora lungo, ancora si vedono gli effetti di quello che è stato fatto con l’impiego dell’amianto, ma se non interveniamo questi effetti andranno ancora avanti”, afferma il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, che annuncia 15 milioni di euro “subito spendibili” per le bonifiche da amianto.
La vicenda giudiziaria non è però conclusa. La Procura di Torino ha infatti chiuso formalmente l’inchiesta Eternit bis in cui è indagato l’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny. Si procede questa volta per omicidio volontario continuato. Al magnate elvetico saranno contestati una cinquantina di casi di morte in più, oltre ai primi 213.
Intanto Casale Monferrato e le altre città coinvolte sono scese in piazza per manifestare il loro disagio. “Non c’è bisogno di urlare per farsi sentire – spiega il sindaco di Casale, Titti Palazzetti -. Noi sappiamo di avere ragione. La nostra non è solo una battaglia per avere giustizia, è una battaglia di civiltà. Ci hanno spiegato che vi è una differenza tra diritto e giustizia. Ne prendiamo atto, non siamo giuristi. Però sappiamo cosa significhi ‘giustizia’. Così come sappiamo che in questo caso giustizia non è stata fatta”.
IL PARERE DEGLI ONCOLOGI – L’eliminazione dell’amianto in sicurezza ”procede con eccessiva lentezza nel nostro Paese, anche per l’esiguità delle risorse. È necessario accelerare i tempi. È forte infatti la preoccupazione per questo minerale presente ancora in grandi quantità e in varie forme in edifici, pubblici e privati, in tutte le nostre Regioni, con la lunga scia di morti per tumore e, in particolare, per mesotelioma”. Lo afferma Carmine Pinto, presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), sottolineando la necessità di affrontare la problematica del riconoscimento della malattia professionale per i lavoratori già esposti.
“Ogni anno nel nostro Paese sono circa 1200 le nuove diagnosi di mesotelioma – rileva Pinto -. Anche se tale tumore è stato inserito nell’elenco delle malattie professionali, vi sono ancora inconcepibili ritardi nel riconoscimento previdenziale. Vanno inoltre garantiti uguali diritti ai pazienti con mesoteliomi insorti dopo esposizioni ambientali ad amianto, ai familiari dei lavoratori e alla popolazione generale”. L’AIOM, sottolinea Pinto, ”è impegnata perché con un approccio sempre più multidisciplinare tutti i pazienti affetti da mesotelioma possano ricevere con equità e qualità in tutto il Paese i migliori approcci diagnostici, terapeutici e cura dei sintomi e perché, anche per il mesotelioma, si sviluppi la migliore ricerca biologica e clinica”. Il prossimo gennaio, annuncia il presidente AIOM, ”organizzeremo la III Consensus Nazionale per il controllo del mesotelioma della pleura a Bari, una delle aree a ‘rischio’. È fondamentale sensibilizzare le istituzioni e i cittadini sulla gravità e l’impatto della malattia”.