Altre due persone sarebbero morte per mesotelioma. Lo annuncia l’associazione vittime dell’amianto aprendo l’assemblea a Casale Monferrato (Alessandria).
“La lotta non finisce qui. Intraprenderemo tutte le azioni legali di mobilitazione sociale possibili, in tutto il mondo, compreso qualunque caso contro l’Eternit”. Lo scrive, in un documento redatto dopo l’incontro a Casale, il coordinamento internazionale dei familiari e delle vittime dell’amianto. Il testo è firmato anche da Cgil, Cisl e Uil, da sindacalisti e giuristi di molti paesi. “Non sarà – dicono – questa vergognosa sentenza a fermarci. Il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny non è stato riconosciuto innocente, è il reato che è stato prescritto. E questa sentenza viola i principi fondamentali delle Convenzioni sui diritti umani: le garanzie di legge nei confronti dell’imputato non possono in alcun modo cancellare il diritto alla giustizia di migliaia di vittime”.
Intanto i difensori di Stephan Schmidheiny, il magnate svizzero la cui condanna è stata annullata dalla Cassazione per prescrizione, escludono l’ipotesi di un nuovo processo per omicidio. “Si scontra con il principio che non si può essere giudicati due volte per lo stesso fatto”, spiega Astolfo Di Amato.
Il principio a cui fa riferimento l’avvocato difensore dell’imprenditore, è noto fra i giuristi con la locuzione latina “ne bis in idem”: “I fatti elencati dalla procura di Torino nell’inchiesta per omicidio volontario sono gli stessi che sono stati portati al vaglio della Cassazione nell’ambito del processo per disastro doloso. Vengono solo riproposti in modo diverso”, aggiunge l’avvocato.
In tantissimi non sono voluti mancare all’assemblea dell’associazione vittime dell’amianto, in una Casale Monferrato listata a lutto a due giorni dalla sentenza shock della Cassazione. Oltre a centinaia di familiari, decine di sindaci con la fascia tricolore e i rappresentanti di dieci associazioni di vittime dell’Europa e di altri paesi extraeuropei.
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A nessuno è venuto il dubbio che ci sia stata una precisa volontà anche da parte della Procura di non voler arrivare a una condanna ???. Personalmente ritengo che la vicenda del processo sia collegata ai lavori in Val di Susa, dove è notorio che il traforo solleverà polveri di amianto, emettere una sentenza che confermasse il disastro ambientale significava creare il presupposto per poter arrivare a bloccare tali lavori pericolosi per la salute.
Se c'è qualcuno che vuole comprendere - comprenda e faccia qualcosa, gli altri continuino pure a lamentarsi inutilmente fingendo di non capire la enorme presa in giro !!!