Confermate dalla IV Sezione Penale della Cassazione le condanne per omicidio colposo a carico di tre ex dirigenti della Fincantieri di Palermo per la morte di 37 operai a causa del tumore per l’amianto. Pene ridotte per alcune prescrizioni. Confermati risarcimenti a vittime, Inail e Fiom.
In particolare la IV Sezione penale per prescrizione ha ridotto la condanna per Luciano Lemetti che passa da 4 anni e 2 mesi a 3 anni e 6 mesi, per Giuseppe Cortesi da 3 anni e 5 mesi a 3 anni e 1 mese, e Antonino Cipponeri da due anni e 8 mesi di reclusione a 2 anni, 7 mesi e 10 giorni. A quanto si è appreso si sarebbero prescritti gli omicidi colposi avvenuti tra il 1998 e il 2000. In sostanza esce confermato il verdetto emesso il 6 novembre 2012 dalla Corte di Appello di Palermo. In I grado sono stati liquidati dal giudice con provvisionali circa 5 mln di euro.
“Piena soddisfazione” per il verdetto della Cassazione sui morti per amianto alla Fincantieri di Palermo, è espressa dall’avvocato generale dell’Inail Giuseppe Vella. “È stata confermata la nostra linea in base alla quale riteniamo che l’Inail ha diritto ad essere indennizzata per quanto ha dato alle vittime e ai loro familiari in termini di sostegno economico”. A quanto si è appreso l’Inail ha pagato circa 8 milioni e mezzo di euro per prestazioni assicurative e ha avuto una provvisionale in suo favore di 4 milioni e 100 mila euro. “Il resto ci verrà dato con la causa civile” spiega Vella.
Con il verdetto della Cassazione di questa sera sulle morti per amianto alla Fincantieri di Palermo, conclusosi con la condanna di tre dirigenti, l’Inail “riprende fiducia dopo il momento di scoraggiamento per come si è concluso, l’altro ieri, il maxi-processo Eternit”. Lo ha detto l’avvocato generale dell’Inail, Giuseppe Vella, aggiungendo che il differente esito processuale, in Cassazione, di queste due vicende dimostra che “certamente il processo penale ha le sue vicissitudini ma c’è qualcosa che non va nel nostro ordinamento e sarebbe meglio ‘correggere’ fin dall’inizio i processi che presentano criticità”.
Fin dal primo grado era stata liquidata una provvisionale di cinque milioni di euro di risarcimento. Diversamente da quanto avvenuto nel maxiprocesso Eternit conclusosi l’altro ieri sera con la prescrizione e condotto dalla magistratura di Torino che ha istruito il processo per disastro ambientale, il processo a Fincantieri è stato condotto dalla magistratura di Palermo con l’imputazione principale di omicidio colposo. Durante il processo, gli operai della Fincantieri sopravvissuti hanno raccontato che si lavorava senza mascherine e con aspiratori che non funzionavano.
Nello stabilimento le polveri di amianto raccolte sul pavimento, che dovevano essere smaltite con apposite modalità, venivano semplicemente spazzate, come fossero innocui granelli di polvere. E mancava un servizio di lavaggio delle tute: gli operai se le pulivano a casa. Come Angelo Norfo, morto di cancro pochi mesi prima della moglie, Calogera Gulino, che l’asbestosi l’ha presa proprio lavando i vestiti del marito. Il verdetto della Cassazione su questo processo che rappresenta il filone principale delle morti per amianto alla Fincantieri di Palermo è atteso in serata.
“Questa sentenza della Cassazione dimostra che è urgente riformare la prescrizione penale. Su 62 capi di imputazione, più della metà sono stati prescritti”. Così l’avvocato della Fiom di Palermo, Fabio Lanfranca, parte civile nel processo, commenta la sentenza della Cassazione sulle morti per amianto nel Cantiere navale di Palermo. “Per il resto la sentenza conferma i giudizi di primo e secondo grado – aggiunge -. A Palermo Fincantieri, che ha negato l’uso di amianto, ha violato sistematicamente per anni la normativa sulla sicurezza, senza informare i lavoratori né dotare gli operai degli strumenti di protezione”. “Secondo i dati processuali – aggiunge – 1.750 persone sono state mandate in pensione con contributi statali dopo che per anni sono state esposte alle amianto”.