Il nome di una pizza diventa virale e inizia una disputa online tra la riviera ligure e la Campania. Oggetto del contendere l’ultima specialità di una pizzeria di Loano (Savona) che si chiama “Speriamo nel Vesuvio”.
Ingredienti? Pomodoro, stracchino, mozzarella, prosciutto crudo e rucola, la pizza è stata inserita nel menù di un ristorante-pizzeria Mamita sul lungomare Garassini. Un cliente del locale ha postato una foto del menu su Facebook ed in poco tempo è diventata virale, sopratutto sui media campani. Yuri Pastore, che ha aperto il ristorante nel dicembre del 2013, chiarisce subito: “Mia moglie ha i nonni di Amalfi e di Maiori. Non volevo offendere nessuno”.
“Continuo a ricevere telefonate da tutta Napoli e mi spiace. Non volevo offendere proprio nessuno”, ribadisce il titolare, cercando di smorzare i toni della polemica nella quale è intervenuto anche il Movimento Neoborbonico che invita “i tanti napoletani o meridionali presenti in zona ad evitare di frequentare quel locale o di scegliere Loano come destinazione turistica”.
Nel menu della pizzeria comunque si intravede anche un’altra pizza con un nome alquanto particolare, “Vallanzasca”.
Poi in serata, sulla pagina Facebook ufficiale del locale arriva un post con la scritta STOP e una foto del nuovo menu, dove, accanto al nome della pizza oggetto del contendere appare la scritta: “Che non erutti mai, ovviamente”. Ma i commenti non sono comunque piacevoli…
“Loano non è una città razzista”. Lo dice il sindaco Luigi Pignocca dopo la polemica sul nome della pizza “Speriamo che il Vesuvio” dato da una pizzeria della cittadina ligure, che ha sollevato critiche sui media e social network campani. “Voglio precisare – ha osservato Luigi Pignocca – che la comunità che rappresento è composta da tantissimi loanesi che sono figli e nipoti di immigrati provenienti dal sud Italia. Sono famiglie che hanno contribuito alla crescita di Loano e che oggi dimostrano la stessa disponibilità nei confronti dei nuovi immigrati provenienti da tutto il mondo. Inclusione e diversità sono valori che ogni giorno cerchiamo di trasmettere ai nostri figli. Mi scuso con tutti coloro che hanno letto nel nome della pizza una espressione di razzismo verso i napoletani e più in generale verso il sud d’Italia”.