È di 23 persone finite in manette il bilancio di un’operazione contro cosa nostra condotta dai carabinieri del Ros nella provincia di Catania. Le accuse sono di associazione mafiosa, estorsione, illecita concorrenza e intestazione fittizia di beni.
Al centro delle indagini l’infiltrazione di cosa nostra nei settori dei trasporti marittimi e terrestri, dell’edilizia e della grande distribuzione alimentare, della carne in particolare.
Sono stati documentati anche rapporti collusivi con imprenditori e amministratori locali. Sequestrati beni aziendali e quote societarie per circa 50 milioni di euro.
L’inchiesta della Dda ha confermato la particolare vocazione imprenditoriale della cosca catanese. Tra i beni sequestrati 31 imprese e i relativi beni strumentali, sette beni immobili e quattro autoveicoli.
I sequestri sono stati compiuti a Catania, Palermo e Messina e nelle province di Napoli, Mantova e Torino. I settori all’interno dei quali Cosa Nostra si è infiltrata sono in particolare quello dei trasporti e del commercio delle carni nella grande distribuzione, come ad esempio la catena del Gruppo 6Gdo confiscata a un presunto prestanome del boss Matteo Messina Denaro.
Le indagini hanno evidenziato l’attività di Caruso e Scuto, che avrebbero avuto rapporti con affiliati mafiosi catanesi ed agrigentini e con esponenti della politica. L’attenzione degli investigatori si è concentrata in particolare sulla costituzione, nel 2008, del Partito nazionale degli autotrasportatori che – per preservare gli interessi di cui erano portatori per conto proprio e di altri, ad esempio per avere un canale privilegiato con la pubblica amministrazione per incassare i cosiddetti ecobonus – avrebbero messo a disposizione dell’allora Presidente della Regione Raffaele Lombardo in occasione delle elezioni europee del 2009.
Dalle indagini è emerso anche che cosa nostra catanese, attraverso la ‘Servizi autostrade del Mare’ aveva stipulato con la società Amadeus spa, riconducibile ad Amedeo Matacena, un contratto di affitto di tre navi da utilizzare come vettori per i collegamenti tra la Sicilia e la Calabria.
Nelle attività relative alla commercializzazione delle carni per la grande distribuzione sarebbero emersi interessi dell’associazione mafiosa per le aziende di Carmelo Motta, che gestivano le macellerie negli hard discount a marca Fortè, per le aziende di Giovanni Malavenda, che gestivano le macellerie in numerosi supermercati del gruppo Eurospin Sicilia.