Muore un’altra grande industria in Sardegna, con ripercussioni anche in Sicilia. La Keller Elettomeccanica di Villacidro, azienda produttrice di carrozze ferroviarie nata agli inizi degli anni Ottanta, con stabilimento primario nel Medio Campidano e secondario a Carini (Palermo), è fallita.
Il Tribunale di Cagliari, sezione fallimenti, ha rigettato la richiesta di amministrazione straordinaria avanzata dalle organizzazioni sindacali di categoria e dal commissario giudiziale Nicola Maione – nominato dallo stesso tribunale perché relazionasse sullo stato dell’azienda – e ha di fatto decretato la fine dell’impresa, che conta 287 dipendenti nello stabilimento di Villacidro e 170 in quello di Carini.
La notizia è arrivata in tarda mattinata in via ufficiosa e poi confermata con il deposito in cancelleria del dispositivo della sentenza. Il giudice della sezione fallimenti, Vincenzo Amato, ha ritenuto che manchino i requisiti di legge per la concessione dell’amministrazione straordinaria decretando la fine della Keller, che adesso verrà messa in vendita con procedura fallimentare, anche per singole componenti.
Durissima la reazione a caldo di alcuni sindacalisti presenti questa mattina in tribunale per avere in diretta il verdetto del giudice. “È una decisione gravissima – denunciano – che cancella un’azienda di grande potenzialità e circa 450 posti di lavoro complessivi, più un altro centinaio dell’indotto”. Già prima dell’estate si era creata una situazione negativa. Dai tre liquidatori giudiziali dell’azienda nominati dal Tribunale di Cagliari, era arrivata una fumata nera.
In sintesi, i liquidatori Roberto Dessy (dottore commercialista), Alberto Picciau e Gianraimondo Fodde (avvocati), assistiti dal consulente della procedura Salvatore Pilurzu (anche lui avvocato), avevano messo i paletti ai tentativi di salvataggio dell’azienda sostenendo che non esistevano i requisiti di legge per avviare la procedura dell’amministrazione straordinaria. Già un’altra volta, nel 1993, l’azienda era stata salvata attraverso l’amministrazione controllata concessa con legge Prodi. Poi l’ulteriore chance con la nomina di un commissario giudiziale, ma tutto invano.
Oggi la tegola per un’azienda incapace di uscire dal tunnel della crisi di liquidità di cassa che l’ha colpita nel 2008 e che ha portato alla fermata della fabbrica nel 2009. Da allora si sono succedute speranze di riapertura con l’interessamento della Skoda Transportation e di altri colossi internazionali – soprattutto indiani – dell’industria ferroviaria, finiti tutti in un nulla di fatto.