È ancora alta la tensione a Roma, dove il sindaco Ignazio Marino ha deciso di recarsi nel quartiere ormai teatro di scontri tra residenti e immigrati da diversi giorni. Marino è entrato nel bar i cui gestori, giovedì, si sono rifiutati di servire il caffè a due stranieri e dove si trovano le rappresentanze dei comitati di quartiere.
I cittadini hanno portato con loro alcuni cartelli che hanno esposto anche fuori dai negozi, primo fra tutti: “Non siamo razzisti siamo solo esasperati”. E la loro esasperazione l’hanno fatta sentire al primo cittadino iniziando una serie di cori che scandivano: “Buffone”, “Hai rovinato Roma”.
Il sindaco è stato scortato da un cordone di forze dell’ordine che lo ha protetto dai residenti. “Fatti un giro sui mezzi pubblici, guarda il degrado della città”, gli ha urlato più di un residente.
“L’accoglienza è una cosa, la violenza e il disagio un’altra. Ci concentreremo sui problemi di questo quartiere senza venire meno all’accoglienza” ha detto Marino ai residenti. “I media vi hanno dipinto come criminali e razzisti ma siete persone come noi che cercano la felicità per se stessi e per i propri figli”, ha aggiunto il sindaco di Roma.
Sulla vicenda è intervenuto anche il ministro dell’Interno, Angelino Alfano che ai microfoni del Tg3 ha detto: “L’errore di fondo è che i sindaci devono stare più attenti, non possono mandare decine e decine di migranti dove già ci sono i rom in zona. Perché gli italiani non sono razzisti, ma sono stanchi”.
Nel pomeriggio intanto era arrivata la notizia del ferimento di un uomo a colpi di pistola, colpito all’interno di un bar in via Achille Vertunni. Sul posto sono intervenuti i carabinieri del nucleo investigativo e della compagnia Montesacro.
In mattinata invece quattordici minori, precedentemente trasferiti dal centro di accoglienza di viale Giorgio Morandi, sono tornati spontaneamente a piedi alla struttura. Nel quartiere oggi anche l’esponente della Lega Nord Mario Borghezio.
Una volta sfuggiti al controllo del Comune, i giovani hanno sostato davanti alle porte dell’edificio cercando di entrare all’interno. Immediato l’intervento di una mediatrice culturale che ha convinto i diciassette minori a desistere dal loro proposito.
I responsabili del centro hanno fatto chiarezza sulla dinamica dei fatti: “Sono tornati da soli, hanno fatto le valige e sono venuti a piedi. Vogliono vivere qui e riprendere le loro attività”.
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